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Tengo, seleziono... butto

26 Ottobre 2018

A cura di Max Ferrero

Nel precedente articolo, abbiamo parlato di ricordo e di memoria. In questo nuovo capitolo, mi piacerebbe introdurre un concetto fondamentale: quello della selezione utile per decidere cosa tenere perché in un futuro anche uno scatto poco bello potrebbe essere utile; cosa selezionare per ottenere subito un risultato e cosa buttare evitando di saturare tutti gli hard disk di cose inutili o doppioni. Mi rendo conto perfettamente che gettare qualche cosa di prezioso (o almeno pensiamo sia così) è un atto crudele e difficile, viviamo tutti nella condizione della madre che vede nel proprio figlio la più bella figura del creato. Però purtroppo non è così.
La fotografia digitale ci ha abituati a scattare molto, spesso la quantità di scatti è determinata dalla difficoltà incontrata, oppure dall'insicurezza di chi scatta. La tattica è proprio quella di fotografare molto quando si ha paura di sbagliare, nel numero elevato d'immagini prodotte ci sarà l'illusione di averne azzeccata una migliore delle altre. Pur portando qualche esito positivo, tale metodologia ha la capacità di saturare ogni memoria fisica di registrazione immagini, per porre rimedio le soluzioni non sono molte: scattare meno e meglio, imparare a selezionare il prodotto creato, acquisire il coraggio di buttare non solo le foto brutte ma anche quelle doppie e quelle inutili. Visto che il primo consiglio saranno in pochi a seguirlo, mi concentrerò sui successivi due e fornirò alcuni semplici ma fondamentali consigli per non colmare tutti gli hard disk e le schede di memoria, al contempo, evitare di rimpiangere una foto buttata via per errore o per mancanza di senso critico.


Consiglio n° 1 - non fidatevi del monitor che avete a portata di mano.

Il titolo non è preciso ma rende l'idea, il monitor di cui non dovete fidarvi è quello che vi fornisce la macchina fotografica (troppo piccolo perché permetta una selezione accurata a un occhio poco esperto) e tantomeno di quello che riproduce un bellissimo schermo di cellulare, anzi, sono proprio quelli troppo belli di cui bisogna fidarsi meno perché edulcorando l'immagine, fanno apparire che tutto funzioni a meraviglia (e così non è). A parte errori terribili e marcati, che si possono scartare subito, lascerei la fase di selezione ad apparati più performanti e affidabili, serve almeno un monitor da 10-12 pollici o più, solo così si possono notare i reali errori non recuperabili e le piccole differenze tra scatti simili.

fotocamera

Consiglio n° 2 - meglio una foto sbagliata che un doppione.

Cos'è una foto sbagliata? Questo è il vero dilemma. Se devo presentare un mio ritratto per ottenere il passaporto, una foto bellissima, eseguita di profilo, è un errore. Persino un sorriso magnifico, ma troppo pronunciato, potrebbe essere rifiutato dalle autorità. Il documento d'identità serve alle forze dell'ordine per riconoscere il soggetto dello scatto; davanti alla polizia di frontiera vi viene per caso il desiderio di sorridere? No, allora è giusto che nella foto siate esattamente come sarete davanti al loro giudizio: seri e magari un po' preoccupati. L'errore nelle foto di ricordi, può essere interpretato con lo sfocato, con il mosso, con la sovraesposizione o la sottoesposizione, ma se tra qualche anno mi appassionerò realmente di fotografia e scoprissi che quei vecchi errori in fin dei conti non sono poi così male? Ecco, è importante sempre porsi un dubbio sulle foto da buttare perché noi cambieremo con il passare del tempo e con noi anche il nostro modo di giudicare, persino i software per recuperare errori tecnici sono in continuo e perenne miglioramento, pronti ad aiutarci nel recupero degli errori in ripresa. Cosa più semplice è invece buttare via i doppioni. Se dovessi mai avere due scatti quasi uguali, entrambi belli, cosa mi servirebbe avere un doppione? Nulla. Dobbiamo imparare a osservare i particolari, se una foto è leggermente meglio dell'altra non si devono avere dubbi nel disfarsi di quella meno azzeccata. Se dovessero essere perfettamente uguali, allora ne getteremo una a caso, tanto l'altra non avrebbe apportato differenze o nuove utilità.


Consiglio n° 3 - buttare quando non è troppo tardi.

Ci sono dei momenti molto più sbagliati di altri per disfarsi degli scatti che reputiamo inutili, uno dei peggiori è quando il nostro apparato, cellulare o hard disk, comincia a presentare un bruttissimo avvertimento di spazio in esaurimento. In quel preciso momento non saremo lucidi, l'unica esigenza sarà di liberare aree di memoria senza considerare tutti i precedenti parametri che abbiamo consigliato. Non fatevi trovare in "riserva", dedicate un po' di tempo a ciò che producete senza mai aspettare l'urgenza. Imparate a scaricare le schede su di un vero computer senza lasciarle stagionare dentro la macchina da ripresa in mezzo a molti altri scatti realizzati mesi prima.


Consiglio n° 4 - quando pago, sto più attento.

Più di una volta mi è capitato di sentire o di leggere: "Se tu quella foto l'avessi dovuta pagare col cavolo che l'avresti scattata". Non voglio cadere nel banale, ma un po' è vero, a tutto ciò che è gratis, gli assegniamo un minor valore di quello che meriterebbe. Scattare foto digitali all'infinito ci costa esattamente quanto farne poche e in modo ponderato, diventa naturale quindi avere l'indice "pesante"e non c'è nessuno, nemmeno il sottoscritto, che ne è esente. Scattiamo molto, forse troppo e di tutti quei frame solo alcuni istanti sono degni di essere tenuti e manipolati. Per individuarli meglio, quindi, potrebbe essere interessante pensare di spendere qualche euro per renderle più importanti e tangibili. Stampare le migliori significa assegnare un preciso valore contenutistico a ogni immagine attraverso un piccolo impegno economico. Il quanto investiremo, sarà determinato dalla sua bellezza, dalla sua importanza e, ovviamente, dalla dimensione della stampa che intendiamo realizzare.

tengo, seleziono, butto

Per la seconda volta in due articoli mi sono ritrovato a parlare di stampe, visto il cliente per cui sto scrivendo, la cosa parrebbe un minimo sospetta, invece è un pensiero che conservo da anni, da sempre a dire il vero, da quando è nata la mia passione fotografica e soprattutto da quando il digitale ha invaso il nostro modo di lavorare. Una stampa è uguale per tutti gli osservatori, non cambia da monitor a monitor ed è la giusta e importante promozione che può e deve ricevere un ottimo scatto.

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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