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L'interpolazione digitale

29 Agosto 2019

A cura di Max Ferrero

Nell’articolo del mese scorso abbiamo visto e imparato le procedure fondamentali per preparare un buon file da stampare. Un problema, però, è rimasto in sospeso perché leggermente più complicato da affrontare in un unico articolo. Mi riferisco alla interpolazione digitale, ovvero all’ingrandimento fittizio delle dimensioni del file. Il titolo potrebbe apparire eccessivamente tecnico, ma ciò di cui sto per parlare è uno dei problemi legati alla risoluzione di una immagine e, di conseguenza, quanto grande potrò stampare una foto.

Dobbiamo fare un piccolo ripasso e riprendo il punto saliente dell’articolo del mese scorso:
Le foto a bassa risoluzione possono essere ingrandite in modo fittizio da software di fotoritocco (il processo si chiama interpolazione), ma il risultato finale è spesso deludente perché i pixel aggiunti non migliorano la nitidezza dell’immagine, anzi, la possono persino rovinare. Per evitare quest’inconveniente non dovremmo mai stampare ingrandimenti esagerati rispetto alla risoluzione del file che possediamo.
E poi ho scritto ancora:
Risoluzione necessaria = 300 pixel x Dimensione stampa finale.

Se non avete capito bene ciò che ho riportato come sunto, vi consiglio di tornare a leggere il precedente articolo per avere maggiori chiarimenti https://www.photocity.it/blogpy/inizia-a-stampare/consigli-per-buona-stampa.aspx.
Ma la cosa migliore è procedere con un esempio molto pratico che inizia con la foto utilizzata in apertura dell’argomento. Si tratta sempre di uno scatto veloce e spontaneo alla mia cara amica, attratta e un po’ confusa dal pupazzo di tigre appoggiato alla sua guancia. La foto è simpatica ma solo se la nostra attenzione si restringe sui due musetti. Appena si concentra maggiormente, ecco apparire una serie di elementi inutili e fastidiosi frutto della poca dimestichezza con l’inquadratura e della fretta (vi confesso che ho fatto fatica a includere tutta quella roba all’interno dello scatto utile all’articolo).

interpolazione

In questa seconda immagine ho segnato in rosso tutte le aree che sarebbero da eliminare tramite una recisione netta. Per quest’operazione si utilizza la classica taglierina e il risultato ci consente di produrre un’istantanea priva, o quasi, di elementi inutili e distraenti.

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Con un po’ di filtro sfocatura radiale ho ulteriormente attutito gli elementi dello sfondo che non potevano essere tagliati, rendendo l’immagine degna di essere goduta e stampata. Il problema fondamentale è che, tagliando l’immagine originale, ora sono in possesso di un particolare della foto originale con una risoluzione inferiore.

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Tornando all’immagine iniziale e osservando la sua risoluzione il programma Photoshop mi indica che i pixel sul lato lungo erano 4128, mentre nella foto tagliata sono scesi drasticamente a 2744 con una diminuzione di oltre il 33% dei pixel totali e della risoluzione finale.
Con la formula indicata in precedenza potrò capire il massimo ingrandimento possibile in stampa, basterà dividere i pixel del lato più lungo con la distribuzione migliore per la stampa, consigliata su 300 punti per pollice. Facendo i calcoli, la prima foto di 4128 pixel ci permette di stampare immagini fino a 13,76 pollici (4128/300 = 13,76) che corrispondono a circa 35 cm (1 pollice = 2,54 cm). La seconda foto potrà essere stampata, al massimo, su un formato di circa 24 centimetri (2744/300 = 9,14 pollici).
Anche se attraverso i moderni programmi di elaborazione digitale abbiamo recuperato facilmente una bellezza compositiva, l’errore in fase di ripresa ci è costato moltissimo dal punto di vista della risoluzione e delle possibilità di stampa. La soluzione migliore, quella più logica e pertinente, sarebbe di consigliare una migliore fase di ripresa con annessa inquadratura della scena. Se il danno è fatto, si può procedere a un ingrandimento fittizio della foto attraverso un procedimento chiamato interpolazione.

L’interpolazione è un procedimento per creare nuovi pixel aggiuntivi a quelli preesistenti sulla foto. Sono pixel posticci, ricreati come meglio si può, attraverso i soliti algoritmi che la fanno da padrone nell’era digitale. Quando una foto viene ingrandita con questa procedura, si aumentano i pixel e la risoluzione generale dell’immagine ma a discapito della qualità. Per evitare danni gravi alla foto si consiglia di utilizzare programmi seri e procedere con alcuni accorgimenti sensati e logici, ve li elenchiamo brevemente.

interpolazione
  • I programmi adatti per effettuare questi ingrandimenti devono essere professionali. Serve un software che analizzi velocemente tutti i pixel dell’immagine e ne ricrei degli altri nuovi che si adattino perfettamente, come luminosità e cromaticità, a quelli adiacenti. Non sono calcoli banali e piccole applicazioni da cellulare non sono in grado di realizzare interpolazioni sufficienti. Nell’immagine d’esempio ho usato il famigerato Photoshop che fornisce varie personalizzazioni al comando “Ricampiona”. Alcune di queste sono difficili da scegliere persino per degli addetti ai lavori e quindi ecco arrivare in soccorso la scelta “Automatico”, che lascia al programma l’opzione migliore a seconda delle nostre esigenze. Oltre al più famoso programma di elaborazione digitale, esistono vari programmi (purtroppo i migliori sono tutti a pagamento) ottimizzati e specifici per l’interpolazione.
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  • Uno dei migliori è Blow Up della Alien Skin software di cui vediamo un’immagine, ma anche ON1 Resize consente degli ottimi risultati. Per chi non vuole spendere, esiste Gimp, un programma di fotoritocco open source (gratuito) che fa tutto quello che fa Photoshop, magari con meno opzioni, ma gratis.
  • Anche se il programma che si usa per ingrandire la foto è di grandi prerogative, converrebbe non esagerare mai più del necessario nel processo d’interpolazione. Diciamo che se s’ingrandisce del 10 – 20% la dimensione iniziale, non saranno visibili cambiamenti nel risultato. Ci si può spingere fino al 50% di maggiorazione delle dimensioni ottenendo comunque effetti apprezzabili. Non si dovrebbe mai superare il 100% perché il risultato finale sarebbe di scarsa qualità.
  • La regola dei 300 punti per pollice è valida fino a ingrandimenti pari a circa 30x45 centimetri. A formati più grandi corrisponde un’osservazione dell’immagine a distanze maggiori ciò permette, quindi, di utilizzare minori punti per pollice a parità di risoluzione. La regola potrebbe quindi essere cambiata dicendo che a ingrandimenti fino al 70x100 possono bastare 200 punti pollice e oltre il 70x100 ne bastano anche solo 150.
  • L’interpolazione deve essere utilizzata solo quando è assolutamente necessaria e non esistono alternative utilizzabili.

Facciamo un ultimo e definitivo esempio: se con il mio cellulare da 12 Mpx ottengo immagini con il lato più lungo da 4128 px posso stampare senza problemi fino al formato 20x30 cm, cambiando le impostazioni a 150/px pollice potrò raggiungere ingrandimenti fino al 50x70 cm mantenendo intatta la sensazione di nitidezza originale e senza bisogno di alterare/aumentare i pixel della foto.

Spero di non essere stato lezioso e incomprensibile, la pratica è molto più facile della teoria basta provare e fare qualche esperimento veloce e semplice.
Un caloroso saluto da me e dalla mia modella preferita.

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Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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