I consigli da seguire per una buona stampa
30 Luglio 2019
A cura di Max Ferrero
Continuiamo a elencare i consigli per l’ottenimento di una buona stampa sfruttando le immagini di “Pagnotta”, il cane labrador che mi accompagna e mi accudisce nella vita
Se qualcuno si fosse perso il precedente pezzo, consiglio di andare a leggere le premesse che fanno da base a quanto sto per riportare in questo articolo
(https://www.photocity.it/blogpy/inizia-a-stampare/quel-che-osservo.aspx).
I consigli che riportiamo avranno anche un’indicazione di difficoltà: verde e un solo asterisco per indicare modifiche essenziali ma facili da realizzare,
due asterischi arancioni per indicare le prime difficoltà e tre asterischi rossi per segnalare la necessità di conoscenze tecniche e l’utilizzo di software adeguati.
Non tutti gli appassionati di scatti ricordo, hanno le competenze fotografiche per ottenere il massimo risultato, noi abbiamo l’obbligo d’indicare tutto il possibile,
poi sta a voi decidere fino a che punto spingervi.
* Il miglior profilo colore
Il profilo colore è un insieme di dati che descrivono, secondo delle regole standard, il modo in cui determinate tinte debbano vedersi. Visto che i profili più semplici hanno
difficoltà a registrare tutti i toni che potenzialmente l’occhio potrebbe distinguere, essi accorpano i colori più simili in una definizione di un’unica tinta. Il profilo più
“scarso”, come numero di tonalità disponibili, è l’sRGB, l’Adobe RGB è più completo ma pur sempre limitato, mentre il Pro Photo RGB ha una capacità di
registrazione molto ampia ma la sua gestione è complessa. I cellulari utilizzano il metodo sRGB. Visto che l’origine dello scatto è con il profilo più elementare non fate nulla
(ecco il perché del solo asterisco verde), modificarlo in uno degli altri profili non incrementerà il numero di colori e potrebbe peggiorare la brillantezza degli stessi.
Nel caso di utilizzo di macchine fotografiche con un livello superiore ai cellulari, la norma per ottenere il miglior profilo è utilizzare il formato di registrazione RAW,
poi, in fase di elaborazione e ritocco, scegliere il profilo che consiglia lo stampatore di fiducia. Photocity consiglia di utilizzare sempre il formato sRGB
perché è vero che è un profilo dalla minor capacità riproduttiva, ma, proprio per questo motivo, riduce il possibile scarto tra la visualizzazione a monitor e la successiva stampa.
Un difficile controluce da gestire. La nitidezza della foto non è eccelsa a causa di un tempo d’otturazione lento che ha procurato un micromosso
difficile da correggere
*** Il problema dei monitor e della corretta taratura
Non tutti i monitor fanno vedere allo stesso modo i nostri scatti, quindi, come facciamo a sapere se il file che vogliamo stampare è giusto e se la foto stampata assomiglierà a
quello che noi pensavamo fosse corretto?
Il metodo migliore è quello di visualizzare tutte le foto da stampare su di un monitor fisso e tarabile (per tarare un monitor serve un apparecchio apposito che definisce
l’equilibratura della visione in base alla luce presente nel luogo di osservazione, il monitor di un portatile non può essere considerato tarabile perché le condizioni di
luminosità cambiano continuamente). In alternativa si possono acquistare dei monitor “tarati” e garantiti (più economici quelli con taratura sRGB) che garantiscono ottimi risultati
finali. Se non si volessero spendere dei soldi per il taratore (200 euro circa) o per il monitor (300 circa euro se da 24 pollici), la soluzione migliore è quella di osservare
la stessa foto su più apparati di riproduzione, oppure sul televisore ricordando che l’osservazione più corretta e realistica è di solito quella che ha il contrasto minore. Sì,
è proprio quella che non scegliereste mai per vedere un film o qualsiasi programma.
** Il contrasto è una gran cosa
Per il motivo appena descritto nel punto precedente, ciò che osserviamo in monitor di uso quotidiano (cellulari, tablet, televisori e computer) è “drogato” da impostazioni
esagerate sui contrasti, brillantezza e saturazioni varie. La vera fotografia, quella che sarà stampata su carta, risulterà ovviamente diversa e meno brillante.
Per superare questo inconveniente si deve incrementare il contrasto di base della foto con un piccolo intervento di fotoritocco, poi, visto che le stampe si vedono per luce
riflessa e non per trasparenza, schiarire sempre leggermente le zone d’ombra senza toccare le luci, questo perché le stampe hanno sempre la tendenza a rabbuiare i toni
scuri rispetto alla visione su monitor.
Una foto comica per spezzare l’eccessiva serietà dell’articolo. Devo ancora capire se Pagnotta era preoccupata d’entrare dal veterinario o
arrabbiata perché fosse granata.
* Centimetri, pollici e pixel per pollice
Su Photocity non è necessario impostare le misure altezza e larghezza, basterà scegliere il prodotto con le misure desiderate e poi caricare il file.
L’ottimizzazione delle misure e il quantitativo di pixel per pollice sarà fatto automaticamente dal software della casa. Se invece si volesse portare un file ottimizzato per
la stampa in un negozio, bisogna avere l’accortezza di modificare il file impostando le corrette misure e la giusta proporzione pixel/pollice. Già, ma qual è la
giusta proporzione? Qui la complessità aumenta e portiamo il livello di difficoltà a ***. Quanti punti sono necessari in un pollice
(misura anglosassone che corrisponde a circa 2,54 centimetri) per consentirci di ottenere una foto nitida e ben definita? Per avere la risposta è necessario spiegare tutto con
una formula matematica (non spaventatevi è semplice). In un monitor Il numero di pixel necessari è determinato dalla risoluzione massima dell’apparato di visualizzazione.
Immaginiamo di osservare una immagine in full HD (1920x1080 pixel) su di un monitor da 24 pollici, la distribuzione dei pixel per ogni pollice sarà 1920/24 = 80.
Se la stessa risoluzione la osservassimo su di uno smartphone da 8 pollici allora la distribuzione pixel/pollice sarà di 1920/8 = 240. (Per chi è un patito di
tecnica qui affermo che quanto appena scritto è solo parzialmente vero in quanto la grandezza di un monitor è misurata sulla diagonale e non sull’orizzontale, perciò un 24 pollici
è in effetti un 21 pollici di larghezza per 11,8 in altezza e allora 1920/21 = 91 pixel/pollice circa).
Nelle stampe la cosa potrebbe persino complicarsi se volessimo fare un discorso scientifico, invece lo facciamo pratico e semplice asserendo che le migliori stampe si ottengono
con una distribuzione di 300 pixel/pollice. Se prepariamo i file per lo stampatore dobbiamo quindi controllare sia la dimensione sia la distribuzione dei
pixel/pollice e per farlo occorre un software di fotoritocco e imparare ad usarlo. Sul software di caricamento di Photociy, invece, bisogna solo controllare che la risoluzione del
file sia sufficiente per il formato che intendiamo stampare.
Diciamo che per chi non ha voglia d’impegnarsi mentalmente, più alta è la grandezza del file utilizzato e maggiore sarà la risoluzione, Photocity automatizzerà il processo
riducendo i file troppo grossi oppure ingrandendo (ma solo dopo un vostro consenso perché si perderà nitidezza) per arrivare alla risoluzione minima necessaria.
Per coloro che, invece, hanno voglia di capire quale risoluzione sia necessaria bisognerà seguire la sottostante formuletta matematica:
Risoluzione necessaria = 300 x Dimensione stampa finale
Il problema è che noi le stampe le facciamo in centimetri mentre la risoluzione è data in pollici, quindi è necessario un raffronto tra le misure che spiego attraverso un
esempio pratico. Se volessimo stampare un formato 12x18 cm qual è la risoluzione necessaria? Si prende in esame il lato lungo e lo si converte in pollici: 18cm/2,54 = 7,08
(arrotondiamo a 7 pollici). Abbiamo già detto che la risoluzione ottimale è 300 punti per pollice quindi 300x7 = 2100 pixel sul lato lungo del file.
Per un 20x30 servirà un file da almeno 3500 punti sul lato più lungo dell’immagine (provate a fare il calcolo appena spiegato).
Come resistere all’attrazione dell’acqua e alla possibilità di rincorrere uno di quegli strani esseri alati...
Qui il cellulare con la sua alta profondità di campo ha permesso d’ottenere a fuoco i due soggetti della scena.
** Conoscere i propri mezzi
Le foto a bassa risoluzione possono essere ingrandite in modo fittizio da software di fotoritocco (il processo si chiama interpolazione), ma il risultato finale è spesso
deludente perché i pixel aggiunti non migliorano la nitidezza dell’immagine, anzi, la possono persino rovinare. Per evitare quest’inconveniente non dovremmo mai stampare
(ma il termine mai è brutto e quindi nei prossimi articoli affronteremo questo problema) ingrandimenti esagerati rispetto alla risoluzione del file che
possediamo.
Se le formulette matematiche descritte non vi hanno annoiato, allora voglio concludere con un altro esempio utile per sapere qual è il massimo ingrandimento che
potete ottenere con l’apparecchio che utilizzate. Le foto utilizzate in quest’articolo sono state scattate da un cellulare da 12,7 mp (megapixel o milioni di pixel). Questa somma
descrive il numero di punti presenti sulla superficie del sensore ed equivale alla moltiplicazione dei pixel presenti sul lato più lungo con quelli del lato corto.
In specifico i file hanno una risoluzione di 4128x3096 (la risoluzione della foto può essere vista anche solo posizionando il puntatore del mouse sopra l’icona del file
da analizzare). Se dividiamo la risoluzione del lato lungo con i famosi 300 pixel che abbiamo indicato come distribuzione ottimale dei pixel, otterremo il seguente risultato:
4128/300 = 13,76 pollici che corrispondono a 34,95 centimetri
Questi quasi 35 centimetri rappresentano il massimo ingrandimento ottenibile in stampa da un telefonino come quello in mio possesso. Controllate le potenzialità
della vostra attrezzatura e scoprirete che i moderni apparati ci permetteranno stampe incredibili sia come risultati, sia come ingrandimenti.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".