Infrared in bianco e nero
22 Febbraio 2021
A cura di Max Ferrero
Dopo aver scattato con l’opportuno filtro infrared, ciò che otteniamo è una foto monocromatica con spiccati toni rossi e alcune sfumature tendenti al magenta se abbiamo utilizzato un filtro con banda larga (650 – 700 nm), oppure con toni magenta e alcune sfumature violacee con filtri a banda stretta (800 – 900 nm). Sono immagini di scarso valore cromatico che, al di là della soddisfazione d’averle ottenute con dei filtri quasi completamente bui, hanno pochi utilizzi pratici a causa della loro spiccata dominante.
Il nostro lavoro sarà quello di recuperare interesse, trasformando i file con forti dominanti in immagini bianco e nero infrared con forte carattere e buon impatto visivo. Il bianco e nero è la giusta destinazione per delle foto che nascono già monocromatiche e hanno solo bisogno di vedere la loro gamma tonale rimodulata per essere più accettabile all’osservazione.
Le regole per ottenere un buon bianco e nero, partendo da file infrared, sono poche e facilmente memorizzabili: visto che l’infrarosso genera maggiore forza nelle zone calde della scena, è preferibile scattare in giornate con forte escursione termica. Le situazioni assolate di primavera sono perfette, i cieli azzurri (freddi di colore e di gradi centigradi) e le aree illuminate dal sole genereranno scatti con forte contrasto visivo. La contrapposizione di toni sarà incrementata se nell’inquadratura includeremo della vegetazione con molte foglie; sono proprio loro che, attraverso il processo della fotosintesi clorofilliana, emaneranno energiche diffusioni di raggi infrarossi che trasformeranno il fogliame, anche se scuro, in zone luminose all’interno della fotografia.
La fotosintesi è permessa da molecole che catturano la luce: clorofille, ficoeritrina, ficocianina, ecc. Gli organismi autotrofi fotosintetici (non solo piante, ma anche cianobatteri e alghe macro e microscopiche) si sono evoluti e specializzati per sfruttare la luce che raggiunge il loro habitat: le piante che sono in alto sfruttano la luce più energetica (a basse lunghezze d’onda, infrarosso), gli organismi acquatici o del sottobosco sfruttano la luce “filtrata” che gli arriva, più debole, quindi a più alte lunghezze d’onda (ultravioletti).
Come appena consigliato, la foto che presentiamo è stata scattata in una soleggiata e fresca giornata di aprile. La ripresa dal basso ha messo in contrapposizione gli alberi fioriti e la loro fotosintesi a un cielo azzurro e polarizzato. Attraverso la medesima inquadratura (la macchina fotografica era posizionata su di un solido cavalletto), abbiamo realizzato una seconda ripresa aggiungendo il filtro IR da 850 nm, il risultato è la solita scena monocromatica con un una dominante violacea/magenta di cui abbiamo già accennato in apertura dell’articolo.
Come potrete approfondire l’argomento nei seguenti link:
https://www.photocity.it/blogpy/come-fare-per/ottenere-foto-in-bianco-e-nero.aspx
https://www.photocity.it/blogpy/come-fare-per/ottenere-foto-in-bianco-e-nero-parte-2.aspx
https://www.photocity.it/blogpy/come-fare-per/ottenere-foto-in-bianco-e-nero-parte-3.aspx
Le foto in bianco e nero nascono e si sviluppano attraverso una sapiente elaborazione delle informazioni cromatiche dei file. Tra tutti i consigli espressi in quegli articoli bisogna trovare il metodo di conversione che permetta di ottenere un contrasto forte. Il più facile è quello che si realizza selezionando uno dei tre canali colore. Attraverso la palette dei canali si visualizza uno dei tre colori che generano l’immagine a colori trasformando l’immagine nel bianco e nero che ci piace di più (di solito il rosso o il blu mentre il verde risulta sempre troppo scuro).
Poi si ritorna alla visualizzazione normale sui livelli e si trasforma l’immagine in monocromatico eliminando tutte le informazioni a colori presenti nell’originale. Ricordiamo di salvare il risultato con un nome diverso per preservare l’originale e quindi tutte le future possibilità di conversione.
Questo è un metodo veloce, ma non sempre è in grado di produrre immagini d’impatto come ci saremmo immaginati, ciò è dovuto al basso contrasto iniziale del file e dalla mancanza di differenze cromatiche che ci permetterebbero di esaltare i toni in bianco e nero, quindi serve un procedimento leggermente più complesso, ma che parte dalle stesse basi.
Questa volta, invece di trasformare la foto in bianco e nero, copieremo il canale colore selezionato e lo incolleremo nei livelli trasformandolo in un’immagine vera e propria.
Essendo su di un livello superiore, l’immagine in bianco e nero coprirà completamente quella sottostante. Abbiamo bisogno di cambiare il livello di fusione tra i due livelli e mischiare le informazioni dell’una e dell’altra fotografia. Uno dei metodi ottimali è quello prodotto dalla fusione Luce soffusa.
Mescolando i due livelli si otterrà un’immagine molto più contrastata. Uniamo i livelli e rifacciamo il lavoro già descritto in precedenza: andiamo nei canali colore scegliendo il canale che preferiamo e trasformiamo la foto in monocromatica BN. Questo metodo, un po’ più complesso ed elaborato, ci permetterà di avere un bianco e nero con molto più carattere, qui di seguito proponiamo i 4 risultati ottenuti.
Conversione in bianco e nero tramite selezione del canale rosso.
Conversione con selezione del canale blu.
Conversione del canale rosso + livello di fusione e successiva selezione del solo canale rosso.
Conversione del canale blu + livello di fusione e successiva selezione del solo canale blu.
Da questi esempi si può notare che:
- L’immagine ottenuta dal canale rosso è più nitida e ha maggiori dettagli. La grana è contenuta ma, senza elaborazioni particolari, mantiene i toni nella norma. I fiori sono chiari su cielo scuro senza eccessi.
- Il file ottenuto dal canale blu è più contrastato, i fiori degli alberi tendono a un bianco che potrebbe risultare eccessivo. Il cielo si drammatizza diventando molto scuro. Purtroppo aumenta anche la grana e la nitidezza generale ne risente, soprattutto ai lati dell’immagine, questo è un fenomeno ottico dovuto alla differente messa a fuoco di cui l’infrarosso necessita.
Le radiazioni infrarosse viaggiano con lunghezze d’onda differenti rispetto alla luce visibile. Attraversando corpi di maggiore densità, come le lenti, sono deviati in modo diverso rispetto alla luce visibile. L’effetto è più visibile ai bordi della fotografia perché maggiore è lo spazio che un raggio luminoso deve attraversare all’interno dell’obiettivo. Occorre quindi mettere a fuoco per la nostra vista e poi modificare l’impostazione del fuoco spostando manualmente la ghiera elicoidale dell’obiettivo su un riferimento specifico, generalmente posto sul barilotto dell’obiettivo e indicato con un trattino rosso. I trattini possono essere anche più di uno perché la messa a fuoco dell’infrarosso sarà diversa al variare delle lunghezze focali a causa dello spostamento delle lenti interne di uno zoom.
Predisposizione mentale per le infrared a colori
Come avete potuto osservare, dai numerosi esempi riportati, la giusta foto infrared non corrisponde alla visione comune che abbiamo della realtà. Abbiamo voluto iniziare dal bianco e nero poiché già “astratto” di per sé rispetto alla reale colorata. Nel prossimo articolo affronteremo proprio l’infrarosso nel colore. Sarà un’avventura ancora più stupefacente: osservare la realtà alterata nei colori ci porterà all’interno di un magico mondo che ci apparirà curioso, ma alieno.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".