La stampa Fine Art
19 Marzo 2018
A cura di Max Ferrero
Premessa:cos'è la stampa fine art?
Letteralmente la terminologia inglese "Fine Art Prints" significa stampe per belle arti. Nella sua accezione più articolata non si riferisce solo alla fase finale di stampa ma a tutto il processo produttivo che accompagna il fotografo dal momento dello scatto alla stampa finale dell'opera.
La differenziazione tra una stampa classica e una stampa Fine Art è questione secolare, cioè da quando il mondo museale e quello del collezionismo hanno assegnato alla fotografia un incontestabile pregio artistico. Questo valore, oltre al rilievo aggiunto dato dall'artista,
deve garantire una serie di specifiche qualitative e di durevolezza. La qualità deve soddisfare l'esigenza primaria di soddisfazione visiva, le stampe devono possedere un'ampia estensione tonale, avvalersi di supporti capaci di restituire bianchi intensi senza l'utilizzo di sbiancanti ottici,
la carta deve essere priva di acidi o componenti chimici deteriorabili e ossidabili con il passare del tempo. La durevolezza delle stampe deve essere sostenuta per almeno 60 anni,
questa garanzia assicura che per il tempo indicato, non ci saranno alterazioni/variazioni di croma (colore), contrasto e brillantezza generale dell'immagine.
Questi precisi standard sono garantiti dal produttore attenendosi alle normative ISO 9706 che indicano le specifiche chimiche di una carta prima della stampa:
- Livello minimo di resistenza agli strappi. Valore uguale a 350mN in ogni direzione, per tutte le carte di grammatura superiore ai 70 gr/mq.
- Livello minimo di presenza di sostanze contenute nella carta.
- Valore di presenza di carbonato di calcio (o equivalente) di min 2%
- Livello massimo di presenza di sostanze facilmente ossidabili.
Ovviamente queste norme non sono sufficienti, la garanzia che la carta sia "acid free"e poco soggetta a ossidazioni non è soddisfacente senza il medesimo controllo anche sugli inchiostri utilizzati per imprimere le immagini.
La durevolezza è garantita solo con l'archiviazione "stile museale" cioè senza esposizione diretta alla luce solare per periodi temporali prolungati e protezione della stampa da
agenti chimici inquinanti presenti nell'aria. Non voglio continuare a tediare con tutte le variabili possibili, ma la premessa era necessaria per dare una risposta alla domanda
su quale sia la differenza sostanziale tra una stampa tradizionale e la ben più costosa stampa Fine Art.
Scatto
Come appena accennato, la stampa fine art non è un processo relegato alla sola stampa delle foto, è un procedimento che inizia nell'attimo dello scatto e viene ottimizzata nel processo
di postproduzione o di sviluppo del file. Il compito del fotografo è quello di ottenere, al momento dello scatto, il maggior numero d'informazioni possibili. Tali dati visivi,
tradotti in numeri dal nostro corpo macchina digitale, sono la qualità generale del file; la definizione dei soggetti ritratti e
la profondità dei colori e delle tonalità registrate.
- La qualità generale del file è raggiunta acquisendo le informazioni con una precisa messa a fuoco e con un'esposizione ottimale. Sono le basi fondamentali
dello scatto: il soggetto deve essere definito e ritratto perfettamente senza sovraesposizioni che determinerebbero perdite di toni o sottoesposizioni in grado di generare rumore
e abbassamento generale del contrasto cromatico.
- La definizione del file è determinata dal modello di macchina, dal tipo di sensore e dalla bontà dell'obiettivo impiegato.
Ci sarebbe moltissimo da scrivere a tal proposito ma possiamo fare un sunto molto sommario asserendo che migliore e più recente sarà l'attrezzatura digitale e superiore
sarà il file acquisito (il numero di milioni di pixel presenti sul nostro sensore non è indice di qualità ma solo di quantità, avere tanti pixel non significa
possedere un apparato eccellente).
- La profondità dei toni e dei colori registrati è determinata, soprattutto, dal formato che utilizziamo per registrare l'immagine fotografica.
Facciamo un piccolo esempio, il classico Jpeg utilizzato per la maggiore da tutti i fotoamatori è un file a 8 bit, capace di registrare 16.700.000 passaggi di tono differenti.
Sembrano dei valori enormi, eppure i file RAW a 14 bit (i più comuni nelle macchine attuali) sono in grado di catturare 4.398.046.511.104 passaggi di tono (
ripeto a parole 4.398 miliardi e 46 milioni di toni!). Il nostro occhio non è in grado di vederne le sottili differenze, però le discrepanze diventano evidenti
nella fase di elaborazione, quando ci si accorge che i Jpeg sono "rigidi" mentre i RAW "malleabili". I primi permettono piccole variazioni di toni e quasi nessuna
possibilità di recupero degli errori d'esposizione o bilanciamento dei bianchi, il secondo formato recupera anche file sbagliati e apparentemente inutilizzabili.
Detroit – Michigan – USA. Settembre 2017
Preparazione del file
Avere il miglior scatto possibile (quello perfetto non esiste) significa procedere all'elaborazione o postproduzione con le migliori premesse.
Le immagini che avete osservato a corredo dell'articolo sono i file che ho utilizzato per mettere alla prova la nuova Stampa Fine Art utilizzata da
Photocity. Prima di procedere alla recensione del risultato è necessario che voi osserviate le fotografie su di un paio di monitor diversi,
uno è quello del vostro computer personale poi osservate le stesse foto su una macchina con diverso video. Potete farlo anche collegando il computer a una televisione con un
cavo HDMI e procedere alla comparazione sui due apparati video. Ogni monitor riprodurrà i miei scatti in modo differente, vuoi per la qualità del dispositivo, vuoi per la
profilatura o calibratura dello schermo. Per ottenere il miglior risultato possibile è utile, anzi necessario, possedere delle apparecchiature di output (monitor, televisore,
video proiettore ecc) calibrati o profilati.
- Gli schermi calibrati sono monitor garantiti dal produttore per la massima qualità visiva e fedeltà riproduttiva. Anche qui le specifiche tecniche sono
elaborate e innumerevoli. Sono monitor professionali dai costi spesso insostenibili ma fondamentali per i professionisti del settore.
- Gli schermi profilati sono apparati di visione che hanno subito una modifica riproduttiva attraverso dei software con lo scopo di avvicinare
i suoi valori visivi a uno standard di qualità generale. Si possono acquistare, senza spese eccessive, dei dispositivi di calibratura d'applicare al monitor per la valutazione e
la modifica dei valori cromatici e di contrasto generale. La profilatura avviene in modo automatico e genererà un profilo colore che se adottato avrà il compito di allineare
il proprio apparato agli standard classici. E' un buon sistema per chi vuole avere un buon livello di calibrazione senza svenarsi economicamente.
Con un sistema di fotoritocco qualitativamente sufficiente, il compito del fotografo è di sviluppare il file perfetto da portare in stampa. La stampa è un processo indispensabile
per un professionista dell'immagine o per un fotoamatore evoluto poiché è l'unica concreta possibilità di visualizzazione in modo oggettivo di un'opera,
cioè senza quelle variabili determinate da output digitali non calibrati o non corrispondenti.
Analisi della stampa Fine Art Photocity
Questa lunga premessa era necessaria per conferire chiarezza e importanza al concetto di stampa ad alta qualità e durevolezza Fine Art.
I file che ho spedito a Photocity presentavano caratteristiche di particolare difficoltà tendendo a voler controllare sia l'equilibrio tonale, sia quello cromatico. Il primo file,
a colori, è stato elaborato in modo tale che i contrasti di luminosità fossero portati agli estremi della scala mantenendo, però, un equilibrio cromatico morbido
(è più facile esaltare i colori che mantenerli "pastello"). Il secondo, in bianco e nero, è un'immagine dal contrasto intenso carica di toni "al limite" che potrebbero perdersi
se non stampati con le dovute cure e su un supporto di qualità. Le foto in formato 24x36 cm sono state centrate su sfondo bianco da 30x40 cm in modo tale da poter valutare il grado
di riflessione del bianco delle carte da stampa.
Ambedue le immagini sono state stampate sia su carta tradizionale Fujifilm lucida e satinata, sia sulla nuova carta Fine Art
ultra lucida e satinata perlata.
La comparazione delle stampe è avvenuta sia per qualità riproduttiva generale, sia per diversità di offerta (tradizionale vs. fine art), sia per tipologia di supporto a
parità di tecnologia (lucida vs. satinata).
Le stampe sono state osservate con luce solare diffusa e omogenea su tutte le stampe con particolare attenzione nelle seguenti zone:
La zona in ombra della macchina presenta cambi di colore caldo/freddo e differenze di luminosità adatte a valutare la riproduzione e l’equilibrio dei
toni/luminosità generali.
Il ragazzo di colore in ombra ha una tale importanza dal punto compositivo da non potersi permettere di perdere definizione visiva o compressione di toni.
Tutto deve continuare a essere percepito nel migliore dei modi sia nelle zone in luce sia in quelle in ombra.
Qualità generale
Con questa considerazione ho voluto osservare le stampe valutandole singolarmente, comparandole esclusivamente al ricordo che avevo dell'immagine preparata a monitor.
Senza parametri di valutazione oggettivi, tutte le stampe osservate singolarmente mi hanno trasmesso un senso di soddisfazione. Le incongruenze tra memoria dell'immagine e
risultato ottenuto non presentavano particolari differenze. Le particolari differenze tra una foto stampata e una a monitor sono determinate dal differente procedimento di
visualizzazione. A monitor si osservano le immagini attraverso una luce che arriva per trasparenza, più vivida e brillante rispetto alla stessa immagine osservata su stampa e
visualizzata con luce riflessa. Quest'osservazione è importante perché è la valutazione in grado di misurare la soddisfazione generica ottenibile da un cliente standard poco
avvezzo alle profonde tecniche di stampa con conseguente giudizio fotografico.
Qualità carta tradizionale chimica Fuji (lucida vs. satinata)
Le prime comparazioni le ho eseguite osservando le differenze di risultato a parità di tecnologia. In genere la scelta tra satinata o lucida è determinata in primis dal
gusto personale e poi dalle caratteristiche opposte delle due tipologie di carta: quella lucida è sempre più brillante e vivida ma condizionata dai riflessi che la luce può
produrre sulla sua superficie. La satinata è meno brillante e splendente ma è meno influenzabile da riflessi. Nella carta chimica Fuji ho apprezzato la qualità della satinata che
mantenendo la propria qualità di ridotta riflessione anomala non presenta delle spiccate differenze di brillantezza rispetto alla sua sorella lucida. I colori e le dominanti
appaiono allineati fra loro con una leggerissima tendenza della carta lucida a tonalità più fredde. Il punto di bianco delle carte è simile. La scelta finale dell'utente è,
a questo punto, una questione di gusti personali.
Qualità carta Fine Art (ultra lucida vs. satinata/perlata)
La qualità generale è altissima e le tonalità cromatiche sembrano più allineate rispetto alla carta tradizionale. Non ci sono particolari differenze di dominanti e a prima vista
non si riscontrano differenze qualitative sostanziali. La disuguaglianza si nota di più nei bianchi e nero perché la satinata/perlata ha una superficie di bianco puro e luminoso
mentre quella lucida si presenta con tonalità crema leggermente meno luminosa. Non è un difetto, semplicemente una diversità che aiuta la stampa su carta satinata/perlata a
incrementare il proprio contrasto visivo compensando, così, la perdita di brillantezza determinato dalla maggiore diffusione della luce sulla superficie ruvida della carta.
Confronto carte (carte chimiche tradizionali vs. fine art)
Solo nel momento del confronto finale mi accorgo di quanto la Fine Art sia riuscita a mantenere le tonalità e le luminosità generali percepite sul mio monitor profilato.
Nella fotografia a colori si apprezza la gestione dei toni nelle ombre, sembra quasi che la gamma dinamica sia stata estesa (invece è nelle carte a procedimento classico che i
toni si sono incupiti) ma è nel bianco e nero che si osserva ancor meglio la capacità della stampa fine art di mantenere inalterati e ben visibili le luminosità dell'incarnato del
bambino sia nelle luci sia nelle ombre. Sempre nel bianco e nero constato che i toni della carta tradizionale chimica hanno una leggerissima dominante verde invisibile senza una
comparazione diretta delle due stampe ma evidente se posta a fianco della fine art. La carta lucida grazie alla tecnologia di stampa LUCIA PRO a
12 colori brevettata da Canon riesce a sfruttare le proprietà caratteristiche della carta lucida attenuando l'effetto riflesso tramite
l'utilizzo d'inchiostri a più alto grado di diffusione, capaci di evitare gli aloni e i riflessi tipici delle stampe su questa tipologia di supporto.
Considerazioni
L'esito era scontato, non può esserci denominazione "fine art" senza un salto qualitativo rispetto alla stampa tradizionale ma con livelli così alti di stampa immaginavo
differenze meno marcate. Anche solo attraverso l'analisi visiva è possibile verificare il miglioramento presente tra le due tecnologie. I bianchi e nero della fine art sono
perfetti, senza alcuna perdita di contrasto e di luminosità, nessuna dominante o leggera riflessione cromatica. Il fotografo ha la possibilità di spingere il contrasto luminoso al
limite delle tecnologie senza grandi rischi di taglio dei toni alti o nelle ombre. Il prezzo del prodotto è assolutamente vantaggioso rispetto ad altre carte fine art e, in questo
momento particolare grazie alla promozione di lancio, la Fine Art è da considerarsi la migliore scelta per tutte le stampe che desiderate realizzare.
Rankin – Pennsylvania – USA. Settembre 2017
Giudizio finale e conclusioni
Il giudizio deve essere ponderato su un'altra serie di fattori cui non abbiamo accennato. Nel seguente elenco riporto i motivi positivi per cui scegliere la stampa
Fine Art di Photocity e anche un elenco di possibili migliorie per rendere ancora più completo il servizio di stampa attuale.
- Le foto stampate da Photocity le ho comparate con una riproduzione fine art realizzata dal mio stampatore di fiducia tramite carta Canson Baryta Prestige
e un'altra prodotta personalmente su carta Hahnemuhle Fine Art Baryta e stampante professionale Epson Sure Color P800. Le differenze qualitative
e riproduttive si sono dimostrate quasi nulle ma con notevoli differenze di costo di € 7,20 (5,80 con la promozione attuale) su Photocity, € 8
circa (il calcolo non può essere precisissimo perché dipende dalla quantità d'inchiostro utilizzato) per la stampa in casa e € 12,5 per quella del laboratorio
fotografico. Il vantaggio di Photocity è indubbio.
- La grammatura della carta Photocity è 260 gr/metro quadro, maggiore quindi alle stampe fotografiche classiche e leggermente inferiore rispetto ai 300 - 325 gr/metro quadro
delle carte più blasonate nell'ambito della fine art photography.
- La scelta del supporto cartaceo è ridotta alla sola possibilità lucida o satinata/perlata. Inserirei in catalogo anche una satinata classica con una trama meno evidente
rispetto alla perlata e una "baritata" capace di fornire le medesime sensazioni delle vecchie carte da stampa agli alogenuri d'argento.
- Le stampe acquisiscono valore anche in base al materiale con cui sono realizzate; una carta cotone o con fibre pregiate, assegnerebbe maggior valenza a una stampa di
qualità eccelsa. E' il salto di qualità che fornirebbe un materiale perfetto anche per quella fascia di professionisti che intende dare valore concreto e tangibile agli oggetti
creati.
In conclusione direi che la stampa fine art di Photocity dovrebbe essere la scelta obbligata per tutte le foto che intendiamo stampare e cui vogliamo dare un minimo di risalto,
diciamo che le stampe oltre il formato 13x18 e che intendono essere esibite in pubblico dovrebbero obbligatoriamente essere stampate con questa tecnologia. Per il definitivo
status di Fine Art adatto anche a un pubblico professionale che oltre alla qualità visiva richiede una qualità del "tatto", aspettiamo future proposte di prodotti cartacei.
Potrebbe trattarsi di una seconda linea da denominare (magari) Fine Art Prestige in cui i costi più elevati corrisponderanno a materiali di più elevato pregio e fattura.
Frackville – Pennsylvania – USA. Settembre 2017
Le foto presenti in quest'articolo sono parte di un reportage intitolato "La Periferia alle Porte" realizzato da Max Ferrero e Renata Busettini nella zona del Midwest
statunitense nella Rust Belt (Cintura di ruggine) luogo dove un tempo la ricchezza era determinata dal lavoro nelle innumerevoli acciaierie ora quasi del tutto scomparse o
abbandonate alla disoccupazione. Gli stessi autori sono in partenza per il secondo capitolo del reportage sugli USA di Trump per realizzare "La Frontiera alle Porte", viaggio
lungo il muro che divide il primo mondo degli USA dal resto dell'America meridionale.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".