Vecchi obiettivi su macchine nuove
23 Novembre 2021
A cura di Max Ferrero
Perché usare un vecchio obiettivo
Le moderne ottiche disponibili sul mercato hanno raggiunto elevate prestazioni, adeguate alla maggior parte degli usi e ulteriormente migliorabili in post produzione grazie ai profili calibrati per ogni obiettivo disponibili nei software più conosciuti.
Può sembrare quindi poco sensato l’utilizzo di vecchie ottiche sui moderni corpi macchina digitali. Tuttavia è interessante e utile in certi casi sperimentare questi abbinamenti, anche solo per il gusto di far rivivere vecchi oggetti dal glorioso passato.
Si possono trovare ottimi obiettivi di blasonati costruttori tedeschi o giapponesi degli anni ‘70/’80, soprattutto a focale fissa, costruiti secondo specifiche e schemi ottici su cui ancora oggi si basano alcuni prodotti moderni. Come succede per molti oggetti d’epoca queste lenti possono conservare un certo fascino sia per le loro prestazioni ottiche sia per la loro costruzione meccanica.
Quando c’è un cambio di tecnologia i prodotti di alta gamma della tecnologia ‘uscente’ restano spesso superiori ai nuovi per anni, pur non essendo più competitivi nell’uso normale. Nel caso degli obiettivi questo si traduce in una qualità ottica in media superiore per i migliori obiettivi rispetto agli obiettivi standard o dei kit digitali attuali con AF, VR, zoom. Alcuni obiettivi di alta gamma moderni si fanno avvicinare per resa ottica da loro predecessori ‘al top’, che spesso risultano anche più compatti e discreti.
Un vecchio 28 mm, mal ridotto e super economico (adesso) - può ancora sorprendere
I maggiori limiti imposti dai sistemi di calcolo, tecnologie e materiali di produzione degli anni passati costringevano i progettisti a dei compromessi nella definizione delle specifiche ottiche degli obiettivi, questo permette oggi un’interessante varietà di resa con l’impiego in digitale. Ci sono obiettivi che producono per esempio bokeh particolari, sensazione di tridimensionalità, piacevolezza dell’immagine, transizioni dalle aree a fuoco verso quelle sfuocate, bilanciamento dei colori apprezzabilmente diversi gli uni dagli altri. Questi effetti sarebbero molto complicati, se non impossibili, da eguagliare con filtri software.
Potendo anche utilizzare ottiche nate per alcuni sistemi 6x6 su corpi con i sensori full frame o ‘crop’ si ha l’ulteriore vantaggio di sfruttare solo la parte migliore (per nitidezza e luminosità) dell’immagine proiettata dall’obiettivo.
Non è il caso di scendere oltre nei dettagli, gli interessati potranno trovare in rete centinaia di confronti e disquisizioni in materia. Magari con le indicazioni pratiche che seguono qualcuno sarà invogliato a recuperare nel cassetto un obiettivo impolverato (si spera solo all’esterno…) o ad avventurarsi sul mercato dell’usato.
Quali lenti su quali macchine
Per montare una vecchia lente su una nuova macchina si devono superare tre problemi.
Il primo è l’attacco meccanico che deve essere adattato per mezzo di un anello che riproduca le corrette geometrie di obiettivo da un lato e corpo macchina dall’altro, garantendo la una buona precisione e resistenza meccanica.
Il secondo è la distanza obiettivo-sensore. Ogni costruttore ha definito per i propri sistemi ottici una distanza specifica fra la flangia di attacco dell’obiettivo e la pellicola/sensore (FFD, tiraggio). Se questa distanza è maggiore per il sistema a cui era destinato l’obiettivo rispetto al sistema su cui si desidera montarlo si riusciranno a trovare facilmente degli economici anelli adattatori. In caso contrario esistono anelli con lente aggiunta, che però sono più costosi e riducono la qualità del sistema. In alternativa si può rinunciare alla lente accontentandosi di fotografare solo in macro e a brevi distanze (come se si avesse un anello macro installato). Nella tabella seguente sono indicate le compatibilità delle reflex Canon e Nikon con alcuni sistemi ottici. E’ possibile trovare anelli per la maggior parte dei sistemi e si stanno diffondendo anche per le fotocamere mirrorless più recenti grazie alla loro limitata FFD.
Il terzo problema è la possibilità che lo specchio delle reflex (in particolare se full frame) urti qualche parte dell’obiettivo (soprattutto se grandangolare). In certi casi il contatto si può evitare limando o rimuovendo alcuni elementi dell’obiettivo. Alcuni temerari provvedono a rifilare lo specchio. In generale in caso di contatto conviene rinunciare e orientarsi su altre lenti, può avere senso insistere solo se si ha buona manualità, garanzia scaduta e se si intendono utilizzare ottiche molto performanti. Si trovano utili indicazioni su alcuni siti e in vari forum, consultandoli prima di iniziare si ridurrà il rischio di danni e delusioni.
leggera modifica al bordo plastico per evitare contatto specchio
I migliori risultati si ottengono montando ottiche luminose (f:2,8 o maggiore) su corpi full frame. Le focali più semplici da gestire sono quelle grandangolari grazie alla maggiore profondità di campo che facilita la messa a fuoco. Negli altri casi il funzionamento è comunque garantito, ma l’uso è più complicato e faticoso.
Quali anelli utilizzare
Purtroppo l’uso di un qualsiasi adattatore provoca la perdita di funzioni quali Autofocus, comando automatico del diaframma e scambio informazioni su focale, distanza di messa a fuoco (di seguito MF) e profili caratteristici fra obiettivo e corpo macchina, anche nel caso si utilizzino obiettivi moderni (ma se avete una mirrorless cercate bene perché qualcosa si inizia a vedere).
Per superare in parte queste limitazioni si possono utilizzare anelli dotati di un minimo di elettronica: un semplice chip simula la comunicazione dell’obiettivo con il corpo macchina ingannandolo quel tanto che basta a recuperare alcuni controlli importanti.
Un economico anello adattatore con chip
I chip più semplici inviano solo un valore fisso di focale e massima apertura (es 50mm f:1), in tal modo si attiva la funzionalità di conferma MF, che può essere molto d’aiuto nell’individuare il punto di MF durante la regolazione manuale dell’obiettivo. Si rende possibile anche lo scatto in priorità diaframmi, oltre che manuale.
I chip più evoluti (EMF) sono anche programmabili (con sequenze predefinite di azioni su corpo macchina). La programmazione consiste nell’impostare il valore di lunghezza focale, di massima apertura ed il valore di compensazione della MF. E’ consigliabile l’uso di questi anelli perché si avrà un migliore funzionamento dell’esposimetro e una maggiore accuratezza della conferma MF.
Pur essendo la conferma MF più accurata con anelli programmabili non ci si può aspettare la precisione degli autofocus per un paio di motivi almeno. Il primo è che la macchina darà conferma di MF appena raggiunto il valore limite definito dal costruttore, quindi su uno dei due estremi del campo di messa a fuoco (verso infinito o verso la macchina). Il secondo è che la compensazione impostata nell’anello EMF è un valore fisso utilizzato su tutto il campo, mentre idealmente dovrebbe variare a seconda della distanza di MF e, con zoom, della focale impostata.
Nella pratica, se l’obiettivo verrà usato in situazioni variabili, si può regolare la compensazione MF corretta ad una distanza di 50 volte la focale (2,5 m per un 50mm). Se invece si farà un uso prevalente dell’obiettivo per soggetti vicini o lontani, si potrà regolare la compensazione di conseguenza. La regolazione si fa in modo sperimentale, scattando immagini di un soggetto con molti dettagli (per esempio un quotidiano o un tessuto inclinati in modo opportuno) dopo aver messo a fuoco il punto desiderato possibilmente ‘arrivandoci’ sempre dalla stessa direzione (es da infinito).
Riepilogo funzionalità anelli
Gli anelli costruiti in modo meno accurato potrebbero impedire la corretta MF all’infinito. In alcuni casi questo difetto è compensabile regolando leggermente lo spessore per mezzo di sottili distanziali forniti in dotazione da interporre fra gli elementi dell’anello stesso (uniti da viti).
La maggior parte degli anelli si monta facilmente a scatto, senza attrezzi. Alcun abbinamenti fra obiettivi e corpo macchina, con differenze di FFD inferiori al millimetro, richiedono l’applicazione permanente (ma reversibile) dell’anello sull’obiettivo per garantire una sufficiente tenuta meccanica. In questi casi per il montaggio si deve procedere con la rimozione di alcuni elementi posteriori dell’obiettivo, tipicamente avvitati, sostituendoli con l’anello adattatore. L’operazione richiede un po’ di manualità ma è alla portata di molti (o può essere fatta eseguire in laboratorio).
Obiettivo con anello montato a scatto
Da segnalare infine che alcuni anelli per obiettivi per sistemi 6x6 (che sono più spessi) si trovano anche in versione basculante ed esistono anche adattatori per montaggio di corpi reflex su banco ottico. Non si otterranno certo i risultati della fotografia grande formato ma si riusciranno a sperimentare le ampie regolazioni tilt&shift tipiche dei banchi e impossibili da realizzare con obiettivi dedicati.
Lo scatto - messa a fuoco
Al momento di scattare si devono eseguire manualmente due operazioni che normalmente vengono svolte dalla macchina: messa a fuoco e chiusura diaframma.
La MF può essere particolarmente impegnativa e riservare qualche delusione. Deve essere effettuata preferibilmente a diaframma tutto aperto per avere più luce e maggiore precisione. Se si utilizza un anello con chip si può sfruttare la conferma MF della macchina.
La MF ottimale dovrebbe essere regolata in un punto intermedio fra gli estremi del campo di messa a fuoco. Sfruttare il segnale di MF della macchina per una regolazione del genere è quasi impossibile, quindi conviene affidarsi alla vista quando c’è abbastanza luce e il soggetto ha contenuti e contrasto utili (tessuti, disegni geometrici ecc). Il segnale di MF della macchina verrà utilizzato per individuare rapidamente uno dei due estremi del campo, e poi si completerà la regolazione ‘a occhio’. In certi casi (soggetti e macchina statici) il live-view su display può aiutare.
Esempi di scatti per scelta valore compensazione MF con anelli EMF
Un metodo per migliorare la precisione è anche quello di regolare la compensazione MF dell’anello in modo tale che la conferma venga data in un punto un po’ spostato rispetto al limite del campo di messa a fuoco, ricordandosi poi di mettere a fuoco regolando sempre nella stessa direzione usata in fase di programmazione dell’anello (es. da infinito se il ‘punto di conferma’ è più lontano del punto di MF effettiva). In tal modo al primo segnale di conferma MF ci si troverà già all’interno della zona voluta e basterà un controllo visivo più rapido.
Le moderne macchine riescono a valutare la MF anche con scarsissima luce, ma si deve evitare la tentazione di regolare con diaframma non tutto aperto perché questo peggiorerebbe di molto la precisione. In compenso questa alta sensibilità aiuta con soggetti poco illuminati con i quali dovremo affidarci completamente al feedback della macchina. E’ consigliabile utilizzare il sensore centrale che solitamente è il più accurato.
Per aiutarsi nella valutazione ad occhio, si possono montare degli schermi opzionali che amplificano le differenze fra aree a fuoco e aree sfocate (costano qualche decina di euro). Esistono ancora, ma sono artigianali, difficili da trovare e più costosi, quelli con linea spezzata che erano comuni sulle reflex analogiche. In ogni caso questi schermi aiutano ma non fanno miracoli.
Sulle mirrorless la conferma MF può non essere presente o essere indicata sotto forma di aree colorate sul display, in apparenza molto comode. In assenza di altre funzioni si può pensare di usare display con ingrandimento opportuno (ma con ovvie complicazioni a causa dell’invitabile tremolio, perdita di visione complessiva dell’immagine e dinamica non sempre rapida del refresh schermo). Ulteriori indagini sono lasciate al lettore vista la rapida evoluzione delle mirrorless.
Per le foto più importanti o con soggetti in movimento si può adottare anche la tecnica del focus bracketing, scattando più foto variando la MF nella zona intorno a quella corretta. Lo svantaggio è la complicazione della selezione in post produzione e la difficoltà aggiuntiva in caso sia anche necessario bracketing su esposizione.
Sono comunque da mettere in conto un buon numero di foto sfocate (anche la metà all’inizio) e un possibile affaticamento della vista. Ma con la pratica è possibile ottenere una buona velocità di esecuzione e azzeccare qualche foto anche di scene movimentate.
Lo scatto - regolazione diaframma
Una volta effettuata la corretta MF a tutta apertura si deve procedere con la regolazione del diaframma sul valore voluto agendo sulla ghiera dell’obiettivo. Questo perché sui corpi digitali non sono più presenti i comandi meccanici verso l’obiettivo, una seccatura che se non altro consente l’utilizzo in ‘stop down’ descritto sopra.
La ghiera di regolazione diaframma
Scattando in modalità manuale basterà impostare il tempo di esposizione. Il diaframma si potrà impostare sul corpo macchina volendo registrare dati EXIF corretti (con anelli EMF, usando gli altri l’operazione non sempre è possibile), ma questo non avrà alcun effetto sull’esposizione perché il diaframma reale è determinato esclusivamente dal valore impostato manualmente sull’obiettivo.
Volendo scattare in priorità diaframmi con una discreta precisione dell’esposizione è consigliabile utilizzare anelli EMF mantenendo il valore di apertura diaframma impostato su corpo macchina pari a quello massimo dell’obiettivo. In tal modo anche chiudendo il diaframma su obiettivo l’esposizione verrà calcolata con buona approssimazione, almeno per i diaframmi più aperti. Chiudendo maggiormente si hanno maggiori errori che si possono correggere compensando l’esposizione.
Nel regolare l’apertura si avrà una progressiva riduzione della luminosità e indicazione immediata del tempo di esposizione calcolato che, in alcune circostanze, può essere un buon riferimento per determinare il diaframma a cui fermarsi se non si hanno esigenze specifiche di profondità di campo.
Nei casi (rari con luce ambiente) in cui sia necessario impostare un valore specifico di diaframma converrà ‘contare gli scatti’ della ghiera diaframmi, avendoli definiti prima dello scatto. Con focali medio corte, diaframmi chiusi e soggetti non ‘in avvicinamento’ si può anche riuscire a scattare più foto senza regolare la MF ogni volta, sempre che il calo di luminosità dovuto alla chiusura diaframma permetta ancora di apprezzare i dettagli essenziali della scena inquadrata.
In ogni caso è necessario verificare spesso i risultati su istogramma, magari aiutandosi impostando su corpo macchina anche il bracketing su tempi esposizione.
Le indicazioni date fin qui valgono in parte anche nel caso si utilizzino ottiche nuove compatibili, che a volte sono disponibili solo in versione manual focus e senza controllo elettrico del diaframma.
Per obiettivi moderni con controllo solo elettrico del diaframma ci si deve rassegnare a scattare solo a tutta apertura perché non esistono anelli in grado di rendere compatibili comandi elettrici di sistemi diversi, ma non si parla più di ottiche vintage in questo caso. Per alcune mirrorless esistono anelli ‘elettronici’ per rendere utilizzabili obiettivi si altre serie dello stesso costruttore.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".