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Una maschera di nitidezza

18 Settembre 2019

A cura di Max Ferrero

I filtri abbondano sulle “tavole” dei fotografi, chi li adopera in fase di ripresa, chi preferisce, invece, l’utilizzo della postproduzione. I limitati e limitanti filtri ottici che spezzettavano l’immagine in microicone prismatiche, i punti luminosi che diventavano stelle a quattro sei, otto o mille raggi sono stati soppiantati dai loro gemelli elettronici. Filtri per ogni opportunità, capaci di trasformare foto tradizionali in impressioni multicromatiche alla Monet. Perfetti, accattivanti e semplici da usare, hanno un unico e terribile difetto: il loro abuso causa insofferenza e noia. In prossimi articoli parleremo dell’uso dei filtri elettronici e di alcune dei software che permettono di ottenere dei grandi risultati. Oggi ci concentreremo su di un unico filtro, uno dei meno conosciuti ma di indubbia utilità: la maschera di contrasto.


Una maschera di nitidezza

Per poter essere chiari ed esaustivi, su di un argomento così pratico, iniziamo subito col dire che il filtro “Maschera di contrasto” ha due scopi fondamentali:

  1. Nelle foto normali, usato con un settaggio morbido, aiuta ad incrementare la sensazione di nitidezza dell’immagine.
  2. Nelle foto leggermente sfocate, usato con settaggi più accentuati, permette di ricostituire la sensazione della messa a fuoco esatta.

Questo filtro, con il nome di maschera di contrasto, si trova in Photoshop, nel percorso filtro/contrasta/maschera di contrasto.

maschera di nitidezza

In altri software possiede nomi diversi ma generalmente è sempre legato alla nitidezza dell’immagine. All’attivazione del filtro si apre una finestra di dialogo con tre parametri settabili a piacimento. Uno denominato Fattore, un altro denominato Raggio e l’ultimo Soglia.


Principi fisici

Prima di tutto dobbiamo sapere che il nostro occhio, per quanto fantastico sia, ha dei limiti fisici insuperabili: non riesce a distinguere in maniera separata due o più immagini proiettate in sequenza a velocità inferiori ad 1/10 di secondo; ecco che nasce il cinema. Non riesce (in combutta col cervello) a distinguere l’infinità di sfumature che costellano la nostra vita quotidiana; ecco che ai programmi di fotoritocco bastano 256 livelli di grigio per riprodurre la stessa apparenza della scena originale. Non riesce a distinguere immagini perfettamente nitide da quelle leggermente sfocate se i cerchi di diffusione1 rimangono al di sotto della soglia media di pochi micron (1 micron è 1/1000 di millimetro). Ecco perché le immagini sui monitor da 1,8” sono sempre nitide e a fuoco, quando le stampiamo, invece, il risultato potrebbe fornire sorprese.

  1. Quando un punto viene messo a fuoco sulla pellicola o sul sensore, esso è riprodotto come un punto nitido e preciso. Se viene sfocato, il punto si trasforma in un cerchio denominato di diffusione. Esso è più grande del punto originale e si diffonde perdendo nitidezza. Linee, cerchi ed oggetti di qualsiasi forma riprodotti sfocati, saranno sfumati, diffusi ed evanescenti in maniera direttamente proporzionale all’errore di sfocatura applicato
maschera di nitidezza

L’occhio percepisce un’immagine contrastata più nitida di una pari fotografia o immagine più morbida. Su queste ultime affermazioni dobbiamo precisare che c’è una grandissima diversità tra il DETTAGLIO dell’immagine, e il CONTRASTO di un’immagine.

La prima è una qualità intrinseca ed è determinata dalla qualità del sensore, dalla bontà dell’obiettivo e da quella del fotografo (se sbagliamo la messa a fuoco o se scattiamo una foto mossa non c’è obiettivo sensazionale che regga). La seconda è una qualità più psicologica relativa alla capacità dell’osservatore di percepire i bordi e i limiti di un elemento.

La maschera di contrasto è in grado d’incrementare lo stacco tra gli oggetti, creando una maggiore sensazione di nitidezza, mentre il dettaglio rimarrà sempre lo stesso.

Un maggiore contrasto riesce a far distinguere i dettagli di un’immagine, ma non possiamo incrementarlo indiscriminatamente perché causeremmo l’alterazione dei toni e dei colori delle fotografie. Il filtro di maschera di contrasto altera solamente le demarcazioni tra le differenze di luminosità nei dettagli e nei soggetti, incrementando il micro contrasto di confine. L’effetto può variare in maniera considerevole secondo le impostazioni che applicheremo.

maschera di nitidezza

Viene da sé capire che, nell’esempio 2, l’occhio avrà una sensazione di stacco maggiore tra l’oggetto giallo e quello blu. Il risultato sarà un’apparente nitidezza superiore. Ma alterare eccessivamente il contrasto, per ottenere immagini più nitide, può procurare effetti collaterali spiacevoli. Modificare il contrasto solo ai confini delle luminosità presenti nell’immagine aiuta la nitidezza, senza effetti evidenti sui toni.

pc professionale

Le modifiche apportate da questo filtro, seppure più sicure di un semplice incremento di contrasto generale, non sono esenti da problemi. Come sempre bisogna conoscerne il funzionamento e trovare l’equilibrio. La giusta misura si può ottenere applicando in modo opportuno i tre settaggi che compongono il filtro.

Il fattore determina quanta differenza di contrasto vogliamo applicare tra i bordi degli oggetti della nostra immagine. Maggiore sarà il fattore, maggiore deriverà il contrasto periferico. È buona regola fare un po’ d’esperimenti perché il risultato finale dipende da tante cause. Un fattore di 100 è molto buono per macchine con 6-8 megapixel ma può essere insufficiente per sensori con capienze superiori. Una foto da cellulare ha già subito pesanti manipolazioni da parte del cellulare e ha bisogno di tempo e sperimentazione per dare ottimi risultati. Ricordiamo che a fattori esagerati potrebbe diventare molto visibile l’effetto grana/rumore digitale, sempre in agguato su tutte le fotocamere.

Il raggio, espresso in pixel, è il parametro che influenza lo spessore della linea di demarcazione tra i soggetti. Un tratto troppo sottile procura modifiche invisibili all’occhio, esagerazioni possono creare solchi antiestetici su tutta la foto. Anche questo parametro è influenzato dalla capienza del sensore. Più pixel ha la nostra immagine, maggiore sarà il raggio d’applicare alla maschera di contrasto per avere un pari effetto.

La soglia è un parametro di tolleranza che applichiamo al filtro per indicare alla maschera di contrasto quando deve entrare in funzione e quando no. Una soglia impostata sul valore 2 presuppone che l’effetto sarà applicato su tutti i bordi dei toni che avranno una differenza di contrasto pari o superiore a 2 livelli (i famosi 256 livelli dei canali dei toni). Applicando numeri alti di soglia, minore sarà l’effetto della maschera. A numeri molto bassi la maschera di contrasto sarà applicata su tutta l’immagine. Questo fattore non è influenzato dalle prestazioni del sensore.

La tabella che riportiamo è un esempio di massima da cui partire per trovare i settaggi personali migliori.

maschera di nitidezza

Correzione della sfocatura

Quando la messa a fuoco non è precisa, la maschera di contrasto può essere un aiuto. La sua grande capacità di aumentare la nitidezza apparente, ci permette di recuperare immagini che avremmo considerato inutilizzabili. Per ottenere un simile effetto è sufficiente aumentare il valore del Fattore della maschera di contrasto. Se prendiamo ad esempio la tabella di riferimento superiore, notiamo che il valore del Fattore da applicare per le sfocature è quasi il doppio del fattore d’applicare sempre. Il Raggio e la Soglia possono mantenere lo stesso valore della tabella per immagini normali. Attenzione però, e ci ripetiamo ancora una volta, oltre un certo limite, e questo limite è imposto dalla qualità del nostro file e dal nostro gusto personale, la maschera di contrasto aumenta così tanto l’esaltazione dei bordi da mettere in risalto anche la grana dell’immagine.

La foto che proponiamo come esempio dimostra come ci sia una notevole differenza di nitidezza tra i due ingrandimenti dell’immagine, ma anche come sia evidente un sensibile aumento del rumore digitale.

maschera di nitidezza

Senza maschera di contrasto


maschera di nitidezza

Con maschera di contrasto ai valori:

Fattore – 150

Raggio – 1,2

Soglia - 1

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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