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Un piccolo regalo

26 Ottobre 2022

A cura di Max Ferrero

Photoshop continua a essere il software di fotoritocco più popolare e venduto al mondo. Tale successo è dovuto alla potenza del programma e alla capacità, della casa produttrice, di fornire sempre nuovi strumenti per migliorare e facilitare l’operatività dei fotografi che lo usano per la quotidiana attività lavorativa. Photoshop non è più solo un programma di ritocco, negli anni è diventato uno strumento per modifiche grafiche, interventi video e di modellazione 3D, uno spazio creativo e lavorativo enorme e sconfinato, talmente grande che, a volte, rischia di rimanere indietro rispetto ad alcune innovazioni.
Il mondo dell’immagine fotografica ha così tante esigenze indirizzate alla qualità e alla facilità d’utilizzo che, in qualche caso, alcune piccole aziende riescono a sviluppare e a creare programmi che sopperiscono alle lacune lasciate dal mastodontico Photoshop. È il caso della suite denominata NIK COLLECTION di cui vogliamo parlarvi oggi.
Tutto nasce nel 1995 quando Nils Kokemohr fonda l’azienda Nik Software cominciando a sviluppare dei plug-in (programmi che s’installano all’interno di altri programmi) dedicati al fotoritocco da implementare su Photoshop. Dopo 12 anni di attività molto positiva, la società viene acquisita da Google che, attratta dalle prospettive eccellenti fornite dalla suite Nik Collection, decide di abbassare immediatamente il costo della licenza di utilizzo da 500 $ a soli 150. Ma è nel marzo del 2016 che Google stupisce tutti annunciando al mondo intero che lo stupefacente software sarebbe stato regalato!
A 6 anni di distanza è facile ora capire che non era un attacco di magnanima bontà, ma una nuova trovata eccezionale da parte di un’azienda che definire geniale è questione riduttiva. Inutile dire che il software regalato fu scaricato da praticamente tutti i fotografi digitali che, trovando le sue funzioni estremamente performanti, ne divennero succubi se non dipendenti. Nel maggio 2017, sempre Google, annunciò di non voler più sviluppare il programma (che ovviamente fino a quel punto era stato un progetto in perdita).
Lo sconforto tra gli utenti fu tangibile, uno dei programmi migliori di fotoritocco non sarebbe più stato migliorato e nel mondo veloce del digitale ciò apparve un po’ come una dichiarazione anticipata di esequie digitali. Poi un altro annuncio nello stesso anno ad ottobre: la licenza di sviluppo sarebbe stata venduta ad un’altra software house, la DxO per un prezzo decisamente vantaggioso ottenuto grazie al numero spropositato di utenti e utilizzatori comprovati.
Nel 2018 la DxO rilasciò la nuova versione aggiornandola puntualmente ogni anno. Ad oggi siamo alla versione 5 e il suo costo si è di 149€.
Ancora adesso sul mio Photoshop di ultima versione ho installato il vecchio programma del 2016, perfettamente funzionante e ancora performante come allora. Sicuramente le nuove versioni hanno migliorato e aggiornato tutte le funzioni ma, soprattutto in un momento di crisi, spendere dei soldi per un filtro fotografico è qualche cosa che si può evitare. Ciò che molti non sanno è che la versione 1.2.11 è ancora ottenibile gratuitamente. Al seguente link troverete maggiori info e la possibilità di scaricare la versione Mac o Pc: https://www.riccardoperini.it/google-nik-collection/.
Una volta installato ve lo ritroverete sotto forma di filtro fotografico all’interno della piattaforma di Photoshop.

piccoli trucchi, grandi risultati

Avrà una sua collocazione precisa denominata Nik Collection. Posizionandosi sulla freccetta triangolare si aprirà una finestra in cui appariranno i veri e propri filtri della suite:

Analog Efex Pro – Effettua una serie d’interventi all’immagine che intendono ricreare le sensazioni analogiche date dalla fotografia del secolo scorso fino a spingersi ad alcune tecniche antiche. Forse è la parte più datata del programma, in effetti 6 anni qui si vedono tutti.

Color Efex Pro – Centinaia di effetti di colorazione sono pronti per essere applicati sull’immagine. Questi centinaia di risultati possono essere incrociati e accoppiati per creare effetti personalizzati praticamente infiniti. Davanti a tutta questa abbondanza io mi sento sempre spaesato e lascio a voi la sperimentazione.

Dfine2 – Un ottimo filtro per eliminare il rumore delle nostre immagini fotografiche, funziona bene in automatico, ma può essere applicato in modo manuale per ottimizzarne i risultati.

HDR Efex Pro 2 – Lo dice il nome stesso è un filtro per creare effetti HDR. Nel 2016 era sicuramente all’avanguardia, ora questa tecnica è caduta un po’ nel dimenticatoio (per fortuna) e i nuovi sviluppi (a pagamento) ne hanno migliorato sensibilmente le sue capacità.

Sharpner Pro 3 – Un programma dedicato all’aumento della nitidezza delle immagini.

Silver Efex Pro 2 – Il filtro più usato e abusato per la creazione di fotografie in bianco e nero d’impatto

Viveza 2 – Un filtro dedicato all’ottimizzazione dei contrasti, dei colori e della vividezza dell’immagine.

Noi partiamo proprio da quest’ultimo filtro per mostravi le sue potenzialità, ma anche le conseguenze, non sempre positive, che tutti i filtri applicati indiscriminatamente possono creare.

piccoli trucchi, grandi risultati

Quella che state osservando è l’immagine originale che abbiamo pubblicato in apertura di questo articolo. È stata ritoccata nei contrasti e nell’esposizione, abbiamo applicato una leggera vignettatura in basso per nascondere il selciato poco utile allo scatto, ma l’effetto finale è poco impattante, rimane troppo morbida e fiacca.

piccoli trucchi, grandi risultati

Il filtro adatto per ravvivare lo scatto è proprio Viveza. Attraverso il percorso Filtri/NikCollection/Viveza attiviamo il pannello dedicato.

piccoli trucchi, grandi risultati

Una finestra apparirà sopra lo spazio di lavoro di Photoshop. Nella parte centrale avremo la visualizzazione dell’immagine mentre a destra appariranno i comandi sotto forma di maniglie da spostare. Valori positivi dello strumento apporteranno le modifiche elencate, valori negativi le attenueranno. Le maniglie sono inerenti a Luminosità, Contrasto e Saturazione (tutti questi praticamente simili a quelli di Photoshop, quindi se siete su Viveza non è per utilizzarli se non per dei piccoli aggiustamenti) e per ultimo il comando Struttura, vero “must” del filtro e unico e vero motivo d’utilizzo.
Attraverso l’applicazione di una maschera di contrasto specifica il filtro riesce a plasmare e rendere vivi gli oggetti a basso contrasto presenti all’interno dello scatto. Il riflesso delle case, il legno e lo stesso selciato prendono forma dando una sensazione tridimensionale all’immagine.
Per questo scatto si è utilizzato un parametro abbastanza alto (80), quasi il massimo possibile. Nella finestra in basso a destra il pannello crea un’anteprima ingrandita che ci permette di vedere il miglioramento applicato alle finestre di una delle case riflesse nella vetrina.
Una volta impostati i parametri come desideriamo possiamo cliccare sul pulsante ok per ottenere il risultato definitivo. Molto interessante è il fatto che il filtro non applica le modifiche direttamente all’immagine originale, ma crea automaticamente un livello superiore. Ciò è utile per osservare immediatamente se si è esagerato nell’effetto oppure d’intervenire manualmente per ripristinare parte dell’immagine presente nel livello sottostante.

piccoli trucchi, grandi risultati

Solo con una comparazione contemporanea è possibile capire effettivamente la forza e la potenza di questo filtro. E noi ve la presentiamo:

piccoli trucchi, grandi risultati

La linea di demarcazione centrale divide la parte ritoccata dal filtro Viveza (sinistra) da quella iniziale (destra) un cambiamento stupefacente che fa capire immediatamente le potenzialità di quest’applicazione.


CONTROINDICAZIONI

Questo filtro da DIPENDENZA, una volta imparato ad usare, sarà difficile disfarsi dalla voglia di applicarlo su tutto. Bisognerà saper dire ogni tanto “no” perché non sempre il suo utilizzo è indicato.
L’incremento materico degli oggetti ritratti ha un costo elevato: il rumore generale dell’immagine risulterà più accentuato, soprattutto nelle zone uniformi come i cieli. Bisogna imparare a metterne il giusto quantitativo, senza esagerare con le percentuali di applicazione, oppure imparare ad usare un altro dei capolavori della suite che risponde al nome di D-Fine di cui parleremo abbondantemente nella prossima puntata.
Per il momento scaricatevi il programma e godetevi il regalo.

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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