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La qualità e la direzione della luce in fotografia

24 Aprile 2018

A cura di Max Ferrero

C'è una pubblicità che gira in questi giorni e promette scatti fotografici mirabolanti attraverso l'aiuto integrato dell'intelligenza artificiale. Non sanno più cosa inventarsi per vendere smartphone? No, ci pungolano nel nostro lato più debole e commerciale, fornendo tecnologie e automatismi per colmare le lacune che ognuno di noi possiede nei vari ambiti della conoscenza. Quando si tratta di fotografia, però, si potrebbero avere risultati incredibili semplicemente rivolgendosi all'apprendimento e non tramite la tecnologia.


La luce in fotografia

Un cellulare può aiutarvi attraverso lo zoom ottico a inquadrare meglio i vostri soggetti, può calcolare velocemente le esposizioni più complesse ottenendo foto corrette in qualsiasi situazione, può migliorare la messa fuoco selettiva evitandoci scatti sfocati, ma la scelta del dove e come scattare è una scelta esclusiva del fotografo. Se il soggetto è il centro del messaggio visivo, il "dove" lo pongo è la scelta artistica di chi scatta. Siamo tragicamente abituati a considerare il dove (nel senso di scena o luogo in cui scattare la foto) solo come sfondo per dare significato e collocamento al soggetto ripreso. Cosa più che logica perché l'intento fondamentale è quello di mostrare cosa facciamo o dove siamo, la condivisione immediata ha le sue regole rigorose. La qualità dell'illuminazione della scena e il posizionamento del soggetto in funzione della luce sprofondano in secondo piano. Abbiamo tutti la capacità di percepire quando una scena è illuminata bene oppure no ma spesso ci accontentiamo dell'immediatezza mediocre piuttosto dell'eccellenza che ci comporta qualche sforzo tecnico e di attesa in più.

Questo è un problema che nessuna intelligenza artificiale potrà mai compensare, se vogliamo ottenere uno scatto con la meravigliosa luce del tramonto, è ovvio, siamo costretti ad aspettare quel particolare momento luminoso che avverrà, per forza di cose, solo a fine giornata. Ricordiamoci sempre che fotografare significa "scrivere con la luce", è la luce a conferire profondità e bellezza alle cose che si osservano, un soggetto non sarà mai sempre uguale al cambiare della sua illuminazione. La creazione fotografica prevede, quindi, una conoscenza di ciò che la luce è in grado di modellare attraverso la sua posizione/direzione e di un minimo di apprendimento sulle sue qualità cromatiche.


La Qualità della luce in fotografia

Anche se a occhio nudo abbiamo la sensazione che tutto ciò che illumina abbia una tendenza al bianco, dobbiamo sapere che il nostro cervello equilibra automaticamente le informazioni visive che percepiamo. Ci condiziona impedendoci d'interpretare la vera natura della luce che rischiara gli oggetti. Non tutte le luci sono uguali, e non intendiamo per intensità, ma per qualità. La luce di una candela è carica di dominanti rosse; verso sera la luce si fa sempre più fredda fino a diventare di un colore blu intenso. Ogni luce che ci circonda ha una sua specifica “temperatura di colore” misurata in gradi Kelvin.

La luce diurna su cui sono tarate la maggioranza delle nostre pellicole/macchine digitali è a 5200-5500° K, le luci artificiali, secondo il tipo e della potenza, emettono luce con temperatura colore più bassa, circa 3000-3500° K. Le ombre e ancor di più le scene dopo il tramonto possono raggiungere temperature kelvin pari a 12.000° o più. Dominare la qualità della luce è un fattore assai complesso, anche dopo anni di esperienza e sperimentazione si può andare incontro a degli errori cromatici gravi, i fotografi meno esperti si affidano all'AWB (Automatic White Balance) della macchina rinunciando alle potenzialità creative date dalla conoscenza tecnica di questo fenomeno. Sarà senz'altro un argomento che affronteremo in un prossimo futuro, al momento lascio che la vostra immaginazione sia stimolata dall'immagine seguente:

qualità luce

La luce proveniente dalla finestra è fredda (circa 9500-10500° K) le luci emesse dagli illuminatori incorporati dai cellulari sono più calde (4500-5500° K) impostando la macchina su una luce di 7000° ho ottenuto un riscaldamento del soggetto e un raffreddamento dello sfondo.


La direzione della luce in fotografia

La direzione di una luce ha un doppio effetto sul soggetto: genera le zone illuminate e, soprattutto, determina la direzione delle ombre sempre molto sottovalutate ma fondamentali per la riuscita di uno scatto.

Le successive foto hanno un compito esemplificativo, si è sfruttata una piccola sala pose; un soggetto sempre assolutamente immobile e una macchina montata su cavalletto, solo lo schema luminoso è cambiato a ogni scatto.

illuminazione diretta

1. Illuminazione diretta.

Il flash è stato posizionato vicino all’obiettivo della fotocamera. L’effetto che ne risulta è un’illuminazione omogenea, ma piatta, su tutto il soggetto.
L’ombra si estende alle spalle della bambola divenendo poco influente sul risultato finale dello scatto.
Un’illuminazione simile si ottiene con l’utilizzo del flash incorporato o montato sulla slitta della macchina fotografica posta sul pentaprisma. Lo stesso effetto si ottiene anche quando si scattano foto con il sole alle spalle (il vecchio, tremendo consiglio che si continua a sentire quando si è alle prime armi).

Quando è consigliata: Ogni cosa prima o poi può essere utile ma questo metodo d’illuminazione ha ben poche qualità positive. Da usare solo quando manca il tempo per ottenere qualcosa di meglio.


luce 45

2. Luce a 45°.

Il flash è stato messo sul lato destro della fotocamera con un’angolazione di circa 45°. L’effetto che ne risulta è un’illuminazione ancora abbastanza omogenea ma le forme del soggetto assumono maggiore tridimensionalità. Appaiono le prime ombre sulla bambola accentuandola profondità del soggetto e della foto.

Quando è consigliata:
E’ ancora un’illuminazione molto semplice ma capace d’infondere sensazioni. Consigliabile sempre al posto dell’illuminazione diretta


luce laterale

3. 90° o luce laterale.

Il flash è stato piazzato sul lato destro con un’angolazione di circa 90° rispetto alla fotocamera. L’effetto che ne risulta è un’illuminazione cruda con metà del soggetto molto illuminato e l’altra metà in ombra piena. La sensazione che ne deriva è di drammaticità. Il lato da illuminare è quello (ovviamente) che presenta maggiore interesse o dettagli. Nel caso della foto, l’etichetta della marca e la borsetta natalizia.

Quando è consigliata:
E’ un’illuminazione poco descrittiva ma molto coinvolgente. Se cruda e diretta aumenta la drammaticità della scena. Se attenuata nella zona in ombra con altre luci o pannelli riflettenti, il soggetto acquisisce una plasticità ineguagliabile.


luce rembrandt

4. Luce Rembrandt.

Il flash è stato collocato in posizione negativa, cioè, sorpassa il lato fotografato del soggetto e comincia a disporsi alle sue spalle. Piccole lame di luce continuano a illuminare alcune porzioni del soggetto. I contorni sono esaltati ma tutto a discapito della riconoscibilità del soggetto stesso.

Quando è consigliata:
E’ una luce molto difficile. A volte, piccoli spostamenti possono modificare radicalmente il risultato. Se usata come unica luce di ripresa occorre molta esperienza e sensibilità. Può essere un’ottima luce secondaria (vedere esempio 6) mentre da sola è in grado di restituire le forme dei soggetti e non la riconoscibilità totale.


controluce

5. Controluce.

Siamo arrivati all’estremizzazione della disposizione delle luci. Il flash è posto a 180° rispetto all'obiettivo della fotocamera, illumina la parte non fotografata del soggetto e i suoi contorni, ne esalta le forme e la postura (non è il caso del nostro soggetto) ma fa perdere tutti i dettagli che ricadono in ombra.

Quando è consigliata:
Il suo utilizzo è alquanto limitato. Può essere utile quando si ricercano forme e non dettagli; quando lo sfondo molto luminoso è più importante del soggetto in primo piano e se ne può sacrificare il dettaglio per mantenere la scena globale. E’ un’ottima luce secondaria, in grado di dare profondità senza colpire o alterare la luce primaria.


L'interazione di alcuni degli schemi che abbiamo riportato può fornire nuovo spunto e stimolo per la creazione di scatti dal forte impatto visivo. Le luci d'effetto possono essere moderate o attenuate da luci descrittive o viceversa. L'ultimo esempio che riportiamo è stato realizzato con due luci più un pannello rischiarante.


equilibro

6. Equilibrio e forme.

Un controluce come luce secondaria esalta i bordi del soggetto e della piuma sul cappello. Una luce a 90° crea l'illuminazione principale, un pannello schiarente sul lato opposto attenua le ombre troppo marcate e drammatiche.


Spesso un'idea interessante è vanificata dai mezzi, se le luci non le possedete come potreste mai esercitarvi su questi semplici esercizi fotografici? La risposta è data dall'immagine d'apertura e da quella di chiusura. Ormai tutti abbiamo almeno un'illuminazione artificiale sul nostro smartphone tuttofare, per ottenere una luce secondaria basta coinvolgere un amico e cercare di capire il meccanismo per plasmare la materia attraverso la luce ma anche mediante le ombre.

luce in fotografia

La scena può cambiare anche dall'altezza di provenienza delle luci, alto e basso sono altre due varianti che possono generare scene diverse da soggetti uguali.

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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