La luce migliore
2 Aprile 2019
A cura di Max Ferrero
Quante volte l’abbiamo già sentito: fotografare significa “scrivere con la luce”, ovvio, senza radiazione luminosa, nel buio più totale,
non si può fotografare, ma quando la luce è fioca oppure è complicata, se non siamo in grado di padroneggiarla, sarà la nostra macchina e tutti i suoi automatismi a
prendere le decisioni per noi. Essa innescherà il flash incorporato uccidendo tutta l’atmosfera pretendendo di “correggere” ciò che “lei” ha determinato non fosse ottimale.
La luce migliore non è quasi mai quella semplice che ci arriva dalle spalle, cade sul soggetto e lo illumina perfettamente. La suggestione della luce più buona
non deriva dalla sua capacità descrittiva ma dall’incanto che si crea nel contrasto tra luci e ombre, di solito arrivando da dietro (controluce), da ¾ retrostante (luce Rembrandt)
o lateralmente.
Controluce
Il controluce è un fascio luminoso concentrato che illumina il soggetto da una posizione posteriore, delinea le forme dei soggetti privandone totalmente
della descrizione minuta. È il trionfo della luce e di tutti gli oggetti in grado di vivere per retroilluminazione. Tende, veli, capelli svolazzanti diventano lame di luce
mentre gli oggetti solidi si trasformano in ombre delineate e chiamate silhouette.
Se si vogliono attenuare i contrasti riportando un po’ di dettaglio anche sul “lato oscuro” dei soggetti è necessario fare rimbalzare parte della luce che arriva dal retro
su oggetti capaci di riflettere della luce. Esistono in commercio ottimi pannelli dal costo contenuto, oppure si possono utilizzare dei cartoni bianchi economici ma ingombranti,
o sfruttando una qualsiasi persona presente con vestiti chiari in grado di far rimbalzare una piccola porzione della luce che arriva dalla direzione “sbagliata”.
Quando si sceglie questa forma luminosa, è utile ricordarsi sempre che è difficile, se non impossibile, mantenere l’atmosfera visiva aggiungendo il desiderio di riconoscere
perfettamente il soggetto umano illuminato. Se scegliamo il controluce significa che stiamo operando un mutamento di comunicazione: il vero soggetto diventa la luce e l’atmosfera
che essa crea, gli umani, che la vivono e la subiscono, sono solo dei complementi necessari. Il loro profilo descriverà l’azione, ma l’istante, la magia proposta, sarà tutta a
carico dei chiaroscuri.
Il vestito chiaro della sposa è sfruttato come pannello riflettente per rimbalzare un po’ di luce anche sul corpo e sul viso dello sposo. Messi a conversare uno dinnanzi
all’altro con un calice di vino, sono i loro gesti e la luce che li avvolge a creare l’atmosfera giusta.
La foto sembra presentarsi con effetto di sottoesposizione ma è solo apparenza. L’intento descrittivo è secondario rispetto alla suggestione del momento particolare.
Non c’è bisogno di riconoscerli perfettamente attraverso un’illuminazione omogenea, molto meglio cercare la suggestione suggerita dalla luce spiovente.
La luce Rembrandt
La luce Rembrandt, chiamata così per l’intenso uso che ne fece il pittore olandese, è una radiazione luminosa che perviene sempre da dietro il soggetto
ma da una posizione leggermente più laterale. Un po’ confuso con il suo parente stretto: il controluce, ricrea maggiori dettagli sui soggetti della scena, mentre la luminosità
diventa solamente un effetto scenico. Dal punto di vista tecnico, questa condizione luminosa, è più complessa da gestire perché l’esposimetro della macchina potrebbe essere
influenzato negativamente dai bagliori, sottoesponendo drasticamente l’immagine. Si consiglia un forte utilizzo del compensatore di esposizione se si opera in automatismo
parziale o totale, oppure di lavorare direttamente con esposizione manuale, sostituendo i meccanismi automatici dei software, con l’esperienza diretta del fotografo e l’ausilio
del monitor della fotocamera.
La luce laterale
La luce laterale è forse la meno complessa da gestire, “dipinge” i soggetti delineando e descrivendo senza far perdere l’atmosfera generale della scena.
E’ perfetta per indirizzare l’occhio in una precisa direzione fornendo all’immagine una sensazione di movimento dinamico (sempre da ombre a luci) che, normalmente,
in un’immagine statica, è difficile da comunicare.
Riesce anche a creare suggestioni: una coppia che cammina verso la luce ha un’accezione positiva che s’inverte di senso all’inversione del movimento.
La lateralità dell’illuminazione non è un problema per il fotografo finché i soggetti ne subiscono paritariamente le conseguenze. Diventa una luce complessa se coesistono doppi
soggetti con illuminazioni diverse.
Le immagini, che proponiamo come esempio hanno il dilemma della scelta luminosa. Il fotografo ha il compito di scegliere se sottolineare la scena romantica della sposa
che osserva ciò che avviene dalla finestra, esponendo correttamente per le alte luci e rendendo un po’ meno visibile il
soggetto maschile che cade in una leggera sottoesposizione.
Oppure di esporre per le ombre creando una leggera sovraesposizione sulle alte luci, sottolineando in tal modo l’ironia della situazione e la stanchezza che cade al
finire di una giornata felice, sì, ma anche intensa e un po’ stressante.
La luce è la stessa, l’esposizione è il fattore determinante che cambierà il messaggio e la comunicazione della foto.
A queste tre tipologie d’illuminazione si possono coinvolgere un numero infinito di situazioni che, capitate per caso, cercate minuziosamente o ricostruite dai fotografi
più abili e organizzati professionalmente, possono generare immagini dal forte impatto visivo.
La luce rimbalzata
Lo specchio in cui la sposa si osserva, diventa il pannello riflettente che ne illumina il viso. La scena presenta i tipici effetti di un controluce ammorbidito dal
“filtro” generato dalle tende. Quel poco di luce che colpisce il soggetto direttamente, lo rivediamo nello specchio. Il vestito della sposa, con un piccolo intervento in
fotoritocco, ha recuperato la luminosità necessaria per partecipare alla totalità della composizione. Un set naturale generatosi casualmente, sfruttando tutti gli elementi
utili presenti in una camera da letto.
La camicia bianca poggiata sul letto diventa il pannello riflettente utile a illuminare lo sposo nelle prime fasi della preparazione.
Sono bastate due sottili lame di luce, provenienti da una camera laterale, a ricreare quest’effetto curioso. La luce solare bianca non solo illumina il soggetto, ma gli conferisce
anche un bilanciamento cromatico più naturale, mettendolo in contrapposizione piacevole con l’atmosfera calda della casa.
La luce filtrata
Finestre, foglie, rami, pareti o qualsiasi forma d’impedimento fisico, può generare, in presenza di una giornata solare intensa, fasci luminosi concentrati che
possono essere sfruttati piacevolmente.
La luce può provenire da qualsiasi direzione, l’importante è che il “filtro” generi pattern (motivi grafici ripetitivi) luminosi in grado di sottolineare ciò che il fotografo
desidera mettere in evidenza.
La corretta esposizione può essere difficile da valutare se non si hanno precise basi fotografiche in quanto si generano alti contrasti tra ombre e luci sempre molto
difficili da equilibrare correttamente. L’uso dell’esposizione manuale è un buon metodo di partenza che mi sento di consigliare sempre.
La luce spot
E’ una variante della luce filtrata che, invece di generare motivi grafici ripetuti, crea aree circoscritte d’illuminazione.
La sua caratteristica è sfruttata sapientemente a teatro, viene chiamata anche luce a “occhio di bue” e ha la funzione di mettere in risalto un elemento preciso elevandolo a
soggetto principale.
Una luce spot, molto concentrata riesce anche a plasmare ombre nette che, se usate correttamente, possono diventare esse stesse protagoniste di
un’immagine.
La doppia illuminazione
Se si è fortunati può capitare di ritrovarsi, senza alcuno sforzo, in situazioni dove una doppia finestra possano ricreare contemporaneamente il controluce con in
aggiunta un’illuminazione laterale. In queste situazioni si ha il massimo dell’effetto scenografico misto alla necessaria descrizione di ciò che sta avvenendo.
La luce bassa all'orizzonte
Avrei potuto chiamarla “la luce del tramonto”, una delle illuminazioni d’effetto che non ha bisogno di essere descritta perché già tutti voi la conoscete e la fotografate
se non quotidianamente, quasi.
E’ la luce suggestiva per antonomasia, può regalare ottimi effetti anche quando si presenta tenue e fiacca come nell’immagine che metto come esempio, ma che con un piccolo aiuto
digitale, ha saputo trasformarsi in un’ottima fotografia di chiusura.
Se siete dei professionisti, tutto ciò che ho scritto non è una novità, se non siete dei professionisti probabilmente avrete dei problemi a seguire gli esempi in una cerimonia di
matrimonio senza incorrere nelle ire del fotografo incaricato, ma la luce non cade solo su chi si sposa e i piccoli suggerimenti dell’articolo possono essere sfruttati su
chiunque abbia voglia di giocare con la luce e con voi.
Max Ferrero
Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".