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Capire e utilizzare gli istogrammi

29 Gennaio 2020

A cura di Max Ferrero

Una delle funzioni più interessanti delle nostre macchine fotografiche è la possibilità di vedere in tempo reale l’istogramma della foto appena scattata. Purtroppo la maggior parte dei fotografi non sa cosa farsene di questo complicato grafico e, quindi, preferisce affidarsi al monitor della macchina per capire e determinare se le esposizioni che si stanno ottenendo sono adeguate.

istogrammi

Quando guardiamo l’istogramma di un’immagine, stiamo osservando la rappresentazione grafica dei toni della foto prodotta. Saper interpretare quel grafico significa capire immediatamente se l’esposizione dell’immagine che abbiamo realizzato è corrispondente a quello che volevamo ottenere.

L’istogramma presenta sull’ascissa (l’asse orizzontale) le 256 tonalità che compongono la nostra immagine dove il valore 0 (l’estremità alla sinistra) è il nero, mentre il valore 255 (l’estremità a destra) rappresenta il bianco. Sull’ordinata (l’asse verticale) è rappresentata la quantità di pixel che utilizzano quel preciso livello di luminosità. È in sostanza un grafico che c’informa della distribuzione dei nostri pixel in base alla luminosità rappresentata.
Gli istogrammi che utilizziamo come esempio, sono rappresentativi di un’immagine equilibrata perché tutti i 256 livelli sono stati utilizzati senza perderne alcuno. Il livello 0 (nero) e il livello 255 (bianco) sono presenti e quindi ci garantiscono il giusto contrasto dell’immagine; non solo, osservando gli istogrammi dell’RGB separati (rosso/giallo/blu), possiamo notare che sono praticamente identici e quindi l’immagine non presenta alcun tipo di dominante o colore preminente.

Adesso proviamo a verificare le diversità degli istogrammi attraverso la medesima immagine ma con esposizioni diverse.

istogrammi

Questa foto è stata scattata con le giuste impostazioni. I toni sono corretti e dall’istogramma si può notare che tutti i 256 livelli sono utilizzati. Sono presenti i neri e i bianchi ma non vi sono “tagli” di toni eccessivi. I “tagli” rappresentano le zone perse nelle aree scure oppure quelle bruciate in quelle chiare.

istogrammi

La seconda foto presenta una sovraesposizione di 2 stop. Tutta la gamma tonale si è spostata verso la destra del grafico. Non sono presenti i neri e la maggior parte dei toni si ammassa nelle alte luci. Sicuramente avremo dei “tagli” nelle zone chiare perché non più riproducibili causa sovraesposizione. L’immagine si presenta slavata nei colori e poco piacevole nell’osservazione.

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Nell’ultimo scatto possiamo osservare la stessa foto con 2 stop di sottoesposizione rispetto a quella equilibrata. La situazione è speculare a quella descritta precedentemente. I toni si addensano in una porzione minima del grafico. Non ci sono più i bianchi e la maggior parte dei pixel si addensano nell’area dei toni scuri. Potremo recuperare un po’ di visibilità con un attento fotoritocco sui toni scuri ma incrementeremo notevolmente il rumore digitale della foto.

Al momento ci stiamo dedicando solo all’aspetto esposimetrico che gli istogrammi sono in grado di offrirci. Altro fattore molto importante è la valutazione del contrasto della scena. Intanto dobbiamo descrivere che c’è maggior contrasto quanto più estesa è la differenza luminosa tra il punto bianco e quello nero. Teniamo presente che un bianco in ombra sarà meno luminoso di un bianco alla luce del sole, eppure sempre di bianchi si sta parlando, quindi le situazioni di contrasto in scene reali possono essere svariate e difficili. I nostri sensori hanno limitate capacità di registrazione dai 7/9 stop per le macchine più economiche fino ai 10/13 stop per le macchine professionali. Sono valori incredibili rispetto alle possibilità offerte dalle vecchie sorelle analogiche a pellicola, eppure a volte non sufficienti per registrare correttamente l’intera scena. Come fare per capire se tutti i toni saranno ottenuti? Facile, guardando gli istogrammi.

istogrammi

Questa è un’immagine a basso contrasto. Pur avendo ottenuto l’esposizione migliore possibile, i toni presenti sulla scena erano meno di quelli registrabili dalla fotocamera. Ovviamente si stava fotografando nella nebbia e la mancanza di contrasto era scontata. L’istogramma presenta un picco con limitata espansione orizzontale. Facciamo in modo di mantenere tale picco più al centro possibile. Aumentare il contrasto in fotoritocco sarà cosa facile.

istogrammi

In quest’immagine le difficoltà s’impennano. Osservate come ci sia una mancanza di toni centrali mentre la maggior parte dei pixel della nostra immagine si distribuiscono sulle luci e sulle ombre. L’istogramma ci indica che ci sono zone tagliate sia a sinistra sia a destra del grafico, ma scattando con l’impostazione file su RAW si potranno recuperare parecchi toni ottenendo cieli saturi e azzurri e palazzi con migliore saturazione. Dovremo prestare la massima attenzione alla più accurata esposizione possibile. Qui il minimo errore, anche solo di mezzo stop, potrebbe farci perdere irrimediabilmente dei dettagli molto importanti per la composizione finale.


Ultimi consigli pratici

Impostate il monitor della vostra macchina con la visualizzazione degli istogrammi. È vero che l’immagine della foto appena scattata sarà molto rimpicciolita, ma attraverso un monitor da 3 pollici non dobbiamo controllare ciò che abbiamo visto pochi istanti prima attraverso il mirino, dobbiamo invece valutare se abbiamo fatto del nostro meglio per esporre nel modo più corretto possibile. Ricordate che meno errori si fanno in ripresa e minor lavoro di recupero avremo in seguito. Imparate a valutare gli istogrammi e a leggerli e interpretarli.

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Bit e tonalità

Le fotografie digitali sono composte di numeri e con i numeri si devono descrivere sfumature e colori, come avviene il tutto? La profondità di colore o di grigi è determinata da quanti bit sono utilizzati. Le foto jpeg lavorano su profondità da 8 bit e sono in grado di registrare 256 livelli di tonalità. Nel caso del colore RGB la profondità totale sarà di 8bit x 3canali = 24bit in grado di registrare 16.777.216 colori (256 livelli moltiplicati al cubo) Lavorare con formati come il RAW che contengono più di 8 bit/canale ci permette di avere maggiore profondità colore arrivando a registrazioni di MILIARDI di colori e quindi con maggiori possibilità di ritocco o di recupero.

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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