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Il filtro dimenticato: bagliore diffuso

25 Novembre 2022

A cura di Max Ferrero

Photoshop, anno dopo anno, versione dopo versione, si è sempre più ingigantito di risorse e nuove potenzialità. Alcuni vecchi strumenti, applicazioni o filtri, poco alla volta, hanno visto limitata o esclusa del tutto la loro presenza all’interno della suite di fotoritocco.
È il senso naturale delle cose, si cresce, si progredisce, tutto si sviluppa per realizzare maggiori performance nel minor tempo possibile e ciò che non si adegua al divenire, spesso ma non sempre per fortuna, si estingue. Potremmo parlare per vari articoli dei vari mutamenti che sono avvenuti, alcuni non del tutto accettati dai professionisti dell’immagine perché complessi o del tutto inutili, oppure, e questo lo inauguriamo in questo articolo, potremmo andare a ricercare quei vecchi strumenti che Adobe non ha del tutto eliminato, ma li ha resi meno accessibili ponendo la loro attivazione in un percorso più complesso rispetto al passato.
È questo il caso del filtro “Bagliore diffuso”, un effetto che fino a qualche tempo fa si trovava nella barra principale del menù filtri mentre ora è stato declassato a effetto secondario rintracciabile solo dal seguente percorso molto più complesso: filtri/galleria filtro; a questo punto si apre una finestra pop up cui noi dovremo selezionare la cartella distorsione (luogo inappropriato per cercarlo in quanto di distorsioni questo filtro non ne applica nessuna) e in seguito si seleziona l’icona nominata Bagliore diffuso. Un percorso complesso dell’utilizzo del filtro, chi non ne conosce le potenzialità non lo troverà nemmeno muovendosi a caso affidandosi alla fortuna. Vediamo insieme come funziona, cosa applica e in che modo può essere utilizzato.

bagliore diffuso

Il filtro cerca di riprodurre l’effetto dei filtri ottici a leggera diffusione molto utilizzati ai tempi della pellicola analogica. Con questi effetti si tendeva a rendere tutti i colori con un effetto pastello, si applicava una leggera sovraesposizione alle alte luci creando anche un alone intorno alle zone chiare (da qui il nome del filtro di Photoshop); a seconda della potenza del filtro si cancellavano automaticamente le imperfezioni della pelle e si assegnava una “nouance” morbida e sognante a tutta l’immagine. Con una descrizione del genere viene da pensare che il filtro possa essere utile in foto matrimonialiste o di ritratto, specie se femminile o d’infanti, la risposta è sì, ma sarebbe troppo scontata. Noi l’applicheremo a uno scatto realizzato in fabbrica, però è una fabbrica di gioielli.
La foto che avete osservato in apertura è uno scatto reportagistico che ha l’intento di documentare la produzione di gioielli in alcune fabbriche specializzate nella città orafa di Valenza Po. Le mani del lavoratore curano sapientemente il monile che poco a poco si sta realizzando. La foto ha ricevuto la postproduzione base che abbiamo già consigliato in alcuni altri articoli, ma abbiamo ritenuto che mancasse quel briciolo di magia che certi oggetti sanno infondere negli occhi dei loro futuri acquirenti, e allora abbiamo scelto questa foto per il piccolo tutorial che segue.

bagliore diffuso

Per prima cosa ricordatevi di duplicare il livello sfondo della vostra immagine. Si può fare cliccando sull’icona del livello con il pulsante destro del mouse scegliendo l’opzione duplica oppure da comando di tastera ctrl+J (command+J per chi usa Mac). Avere un secondo livello ci permetterà in seguito di poter selezionare le aree in cui NON vogliamo l’effetto ripristinando l’immagine originaria.

bagliore diffuso

Posizionandoci sul livello immagine appena creato attiviamo il filtro bagliore diffuso; appena aperto il pop up adattate l’ingrandimento dell’immagine in modo appropriato. Il pannello ingrandisce sempre troppo l’anteprima rendendo impossibile controllare l’effetto su tutta la scena. Nel nostro caso abbiamo utilizzato un ingrandimento pari al 25% visibile in basso a sinistra della foto. In alto a destra, invece, si presentano i tre settaggi presenti nell’effetto elettronico.
Il primo, GRANULOSITÁ è forse il meno utile dei tre parametri. Applica una grana finta che tenta di replicare gli effetti analogici delle vecchie pellicole. Il suo sviluppo si è fermato parecchi anni fa e la grana che riesce a simulare non è delle migliori presenti oggi sul mercato. Se potete farne a meno, fatelo, evitate di applicare dei valori più alti di 0!
AREA CON BAGLIORE è l’effettiva applicazione del filtro, un aumento di valori incrementerà sia la luminosità delle alte luci, sia il bagliore stesso che da queste zone s’irradierà anche alle ombre nei valori massimi applicabili. AREA TRASPARENTE è l’esatto opposto del controllo precedente, aumentando il valore tenderà a recuperare la luminosità originaria partendo dalle zono d’ombra. Equilibrando queste due regolazioni si applicherà la massima potenza del filtro: “area con bagliore” servirà per regolare l’effetto sulle luci, “area trasparente” per correggere le esagerazioni del primo cercando di recuperare sobrietà e contrasto nelle zone scure. L’applicazione è semplice, l’equilibrio perfetto molto meno. Ecco perché abbiamo consigliato di realizzare una copia dello sfondo dell’immagine originale.
Se abbiamo eseguito tutti i passaggi fino ad ora elencati, ci troveremo di fronte un’immagine composta da due livelli in cui nel livello sottostante è presente l’immagine originale, nel livello superiore, avremo la fotografia modificata dal filtro Bagliore Diffuso.
Ci sembra troppo esagerato? Basterà diminuire la percentuale dell’opacità del livello superiore (noi l’abbiamo portata all’80%, in questo modo il 20% della luminosità viene assegnata al livello inferiore).

bagliore diffuso

Se non dovessimo ancora essere soddisfatti del tutto potremo utilizzare la potenza delle maschere che abbiamo già introdotto in vari articoli cancellando l’effetto dove non lo vogliamo, in questo caso l’effetto sogno ci sembra decisamente eccessivo sulle mani dell’artigiano e sul bancone di lavoro.

bagliore diffuso

Creiamo una maschera sul livello superiore cliccando l’icona indicata nell’immagine qui sopra e poi, selezionando proprio l’icona bianca che è stata creata, andiamo a dipingere al suo interno con un pennello di colore nero. Dove applicheremo il nero si creerà una maschera e l’effetto del filtro sparirà facendo ricomparire l’immagine originale.

bagliore diffuso

Noi abbiamo applicato il colore nero a tutte le zone che non fossero vicine al gioiello. Come potete vedere dall’immagine superiore, nella casella della maschera, tutto è dipinto di nero tranne la zona centrale dell’immagine. In pratica la zona centrale presenterà gli elementi del livello superiore (quella con il filtro applicato) mentre le zone periferiche sono state riportate all’origine.

Di seguito potrete osservare la solita, ma utile, immagine prima/dopo, nonché qualche scatto in cui potrete gustare l’effetto applicato a immagini appropriate.

bagliore diffuso
bagliore diffuso
bagliore diffuso
bagliore diffuso

bagliore diffuso

Max Ferrero

Giornalista dal 1987, Max Ferrero ha pubblicato su tutte le maggiori testate italiane e i suoi reportage si sono concentrati e specializzati nell'ambito della ricerca sociale. Servizi fotografici sulla guerra nell'ex Jugoslavia, il Kurdistan iracheno, il Centro America, l'immigrazione extracomunitaria, i nomadi, gli ospedali psichiatrici e le carceri sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre sia per Associazioni, Musei o Comuni quali: Torino, Milano, Lucca, Roma, Novara, Racconigi, Venaria Reale, Chivasso, Gaeta. Ha collaborato con le agenzie fotogiornalistiche: Lucky Star, Photodossier, Linea Press, Blow Up e attualmente AGF. Co-fondatore dell'agenzia fotografica Sync-studio di Torino, attualmente lavora anche su temi geografici e didattici. Attraverso la sua attività d'insegnante, collabora dal 2009 con il sito di divulgazione fotografica Fotozona (www.fotozona.it) curandone gli articoli tecnici e l'aspetto critico. Dal 2011 è professore di fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Novara. Nel 2017 pubblica presso la casa editrice Boopen il libro di tecnica base "tre gradi di profondità fotografica".


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